MONDO PROIBITO
di Carlo Martinis

Al filone della fantascienza "impegnata" dobbiamo alcune memorabili opere cinematografiche del passato: pensiamo a "2001: Odissea nello spazio" di Kubrick, a "Il pianeta delle scimmie" di F.Schafffner, a "Solaris" di A.Tarkovskij, per non parlare di tanti altri film, in buona parte americani ("2022: I sopravvissuti", "1975: Occhi bianchi sul pianeta terra", "Rollerball" eccetera) che, tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta, hanno saputo proporre un’idea più stimolante e "adulta" (e se vogliamo politicizzata) della fantascienza, una fantascienza ora capace di affrontare temi "difficili" (massificazione dell’individuo, irrazionalità, distruzione della natura ed esaurimento delle risorse, olocausto nucleare, fine dell’umanità ma anche sua possibile palingenesi...) e definirsi quale strumento critico della condizione umana.

Possiamo comprendere "Spazio: 1999" nell’elenco delle opere televisive e cinematografiche significative di quel periodo? Io penso di si, così come penso che la serie inglese, pur appartendo al suo tempo, abbia un modo originale, "apollineo" di rappresentare la drammaticità e il caos dell’esistenza, il suo aspetto "dionisiaco": la bellezza di "Spazio: 1999" è certamente molto evidente a livello "visivo" (e negli anni settanta lo fu probabilmente come mai prima), ma la si può riconoscere anche nell’umanità dei personaggi, nella "profondità" che talvolta questi personaggi ci fanno ascoltare nei loro dialoghi (e tu, lettore e spettatore, li hai mai davvero ascoltati?), nella musica, nel tono psicologico dalle tante sfumature, in sintesi nella ricerca di quello che potremmo definire uno stile "alto", letterario, ricercato (non capisce "Spazio: 1999" chi lo valuta solo dal punto di vista dell’attendibilità scientifica).

Tra gli artefici di questo "stile" troviamo lo sceneggiatore, nonchè consulente della serie, Christopher Penfold, autore di episodi tra i piu’ "filosofici": ricordiamo, fra i migliori da lui scritti, "Il pianeta incantato", "Il dominio del drago" e, soprattutto, "Mondo proibito", puntata che rappresenta, a mio giudizio, uno dei vertici qualitativi non solo di "Spazio: 1999" ma anche della fantascienza in generale.

Le storie di Christopher Penfold ci parlano di un "universo interiore" più che di un "cosmo fisico", un cosmo fisico del quale l’uomo è osservatore condizionato da categorie psicologiche e culturali (l’ossessione, la paura, il mito...). I suoi scritti hanno la qualità dell’ambivalenza e dell’ironia: se la nobile umanità degli alfani riesce a commuovere lo spettatore, l’occhio "altro" degli extraterrestri, che guarda gli umani obiettivamente o li considera un minaccioso morbo da debellare, riesce a provocare, almeno nello spettatore non ingenuo, un senso di incertezza e di angoscia.

Introduciamo la nostra breve analisi di "Mondo proibito" facendo un esempio dell’ambivalenza psicologica di cui sopra: Alpha è ormai distrutta e gli alfani, in seguito all’ordine di evacuazione del comandante Koenig, stanno abbandonando la base. La regia indugia su Kano, Sandra e Paul (ultimi rimasti su Alpha insieme a Victor) intenti a osservare malinconicamente le aquile dirette verso il pianeta. La sala comando è ormai desolatamente vuota (come ci rappresenta una significativa ripresa dall’alto): ora Victor può registrare il suo discorso d’addio:

"Apparteniamo alla specie umana. Proveniamo dal pianeta Terra e costruimmo questa base lunare, cioè Alpha, per potere studiare lo spazio. Ma un errore umano proiettò questa Luna al di fuori della sua orbita e così ci trovammo a vagare per l’universo sperando di trovare un altro pianeta. Ma ora qui la vita non è più possibile e ci prepariamo ad affrontare un futuro incerto su un pianeta che ci ha quasi distrutto. Voi, chiunque siate, che avete trovato questa nave abbondonata che è Alpha, venite a cercarci là, e, se esisteremo, venite a insegnarci la vostra scienza. Noi abbiamo scoperto molte cose, ma, soprattutto, abbiamo scoperto... che abbiamo ancora molto da imparare.
E ora addio Alpha."

Immagini e parole commoventi, che ci parlano di nobili scopi e sentimenti umani.

Per contrasto, valga l’inappellabile sentenza emessa dall’alieno alla fine dell’episodio:

Victor: "John, io ancora non ci capisco niente ma... questo significa che possiamo scendere su quel pianeta?"

Alieno(m): "No! ...siamo certi che ne starete lontani, perchè siete talmente primitivi, talmente incostanti, talmente dominati da emozioni come la paura che distruggereste il nostro mondo perfetto."

Alieno(f): "Le astronavi che vi è sembrato volessero attaccarvi erano creazioni della vostra mente dovute alla paura. La nostra unica difesa era di farvi apparire reali le vostre paure."

Alieno(m): "In una frazione di secondo vi abbiamo mostrato le possibili conseguenze di una decisione che noi speriamo non prenderete mai."

Episodio sorprendente, eclettico, complesso, "Mondo proibito" ci presenta una prima parte d’azione (i "giochi di guerra" del titolo inglese), seguita da una seconda parte, molto diversa, dal taglio fortemente filosofico e introspettivo. Forse la più "profonda" delle puntate di "Spazio: 1999", richiama in questo, come nella sua inusuale (e per alcuni noiosa) lentezza, un tipo di fantascienza alla "Solaris"; contiene almeno un’evidente citazione di "2001: Odissea nello spazio" (la scena in cui Koenig, alla deriva nello spazio, medita sulla propria imminente fine) e costituisce espressione di quell’angoscia da olocausto nucleare tipica degli settanta, espressione che alla fine di "Mondo probito" si concretizza addirittura in immagini reali di esplosioni nucleari: la sorpresa provocata da questa "inserzione documentaristica" è tanto più grande se rapportata alla precedente parte "metafisica" e ci conferma l’effetto di "contaminazione" dei generi (avventuroso, d’azione, psicologico, documentaristico...) dell’episodio.

In un ambiente in cui luci, colori e lontane, mistiche eco riverberano il senso del mistero, in un luogo che appare una sorta di oracolo dell’universo, gli alieni senza nome (unici in questo, fra tutti gli extraterrestri della prima serie di "Spazio: 1999"), apparentemente un uomo e una donna, imperturbabili e impersonali (notiamo a proposito la recitazione), si manifestano a John Koenig e a Helena Russell:

Alieno (m): "Parla terrestre: dicci cosa vuoi... parla."

Koenig: "Perchè? Perchè ci avete attaccato, perchè? Vi abbiamo trasmesso dei messaggi fin dal momento in cui ci siete apparsi. Noi volevano scendere qui... non ci avete risposto... e quando ci avete risposto l’avete fatto bombardandoci con le astronavi."

Russell: "Se esiste una ragione per la quale non ci volete qui, qualche... incompatibilità di base, noi la capiremo. Ma noi non siamo qui per nostra scelta, non possiamo controllare l’itinerario della nostra luna. Stiamo cercando un posto dove poter vivere, ma senza usare la forza. Vogliamo soltanto... la pace"

Koenig: "Maledizione rispondi! Ci hai chiesto che cosa volevamo e ora lo sai... noi veniamo in pace. Avete aspettato che ci avvicinassimo, poi ci avete attaccato di sorpresa, avete ucciso metà della mia gente, distrutto la nostra base e ci avete tolto ogni possibilità di vita!"

Alieno(m): "Qui voi non potete restare."

Koenig(m): "E su Alpha non possiamo più vivere!"

Alieno(m): "Nello spazio non c’è un posto che vi possa accogliere."

Koenig: "Vorreste forse negarci un futuro?"

Alieno(m): "Voi non avete un futuro. Vi portate addosso i semi della vostra distruzione, siete degli organismi infetti, dei virus mortali, un flagello terrificante."

Alieno(f): "La vostra presenza su questo pianeta distruggerebbe di sicuro una civiltà che è sopravvissuta per milioni di anni."

Russell: "Credete che noi siamo solo un virus?"

Koenig: "Da quando siamo stati proiettati lontano dalla terra abbiamo sempre lottato per sopravvivere e siamo sopravvissuti... come non lo so, non c’è una spiegazione razionale. Ma quello che ci sostiene è una fede assoluta nelle risorse dell’animo umano ed è la certezza che qualcuno o qualcosa sta vegliando su di noi... Dio se volete... e noi continueremo a sopravvivere!

Alieno(m): "La lotta contro la morte nelle specie inferiori è molto spesso l’ora più nobile della loro esistenza. Ma la fine è, nonostante tutto, la fine."

Koenig: "Io rifiuto di credere che non abbiamo un futuro!"

Alieno(f): "L’estinzione può richiedere solo un po’ di tempo, niente di più."

Tale sentenza provoca la reazione disperata e violenta di Koenig, e la conseguente risposta degli alieni, che uccidono il comandante. La Russell, sola e impaurita, viene catturata all’interno di una delle strane "dimore" degli extraterrestri e da essi "iniziata" , in un atmosfera di mistica contemplazione, al mistero del loro mondo perfetto:

Alieno(f): "Non devi avere paura."

Alieno(m): "Nel nostro mondo non può esistere la paura."

Russell: "John!!!"

Alieno(f): "E’ stato vittima della sua stessa paura. Ora puoi usare  il nostro potere realizzando il tuo desiderio che egli torni a vivere."

Una volta "resuscitato" dalla Russell (in un mondo senza paura anche la morte si rivela un’apparenza), Koenig tenta invano di liberarla. Ritorna allora su Alpha annunciando che la vita sul pianeta gli alfani dovranno conquistarla a caro prezzo. Poi, insieme a Carter, si dirige sul pianeta con un aquila armata, immediatamente respinta e distrutta dalla difese aliene.

Russell: "Sono vostra prigioniera?"

Alieno(m): "Tu sei libera di andare dove la tua mente esprime la volontà di portarti."

Russell: "Ma sono libera di uscire fuori da qui?"

Alieno(f): "Se la tua mente trova il modo di farlo."

Alieno(f): "John Koenig sta venendo su un’astronave e ha chiamato la base Alpha perchè mandi rinforzi. E’ convinto di poterti liberare e di stabilirsi su questo pianeta con la forza."

Russell: "Credete... che ci riuscirà?"

Alieno(m): "Koenig è dominato dalla paura che noi glielo impediremo."

Russell: "E lo farete?"

Alieno(m): "No."

Russell: "Voi parlate di vita oltre la morte, ma intorno a me c’è un mondo che io vedo, tocco, sento!"

Alieno(m): "Il mondo tangibile che ti vedi intorno è un cervello."

Alieno(f): "Ma a differnza del vostro cervello umano questo non morirà mai. Si è sviluppato così attraverso generazioni e si arricchisce di ogni vita che vive dentro di esso."

Russell: "Ma perchè vita e morte se il cervello è immortale?"

Alieno(f): "Noi non siamo immortali. La nostra vita dentro di esso dura un lampo di soli mille anni. Gli abitantidi questo pianeta nutrono il cervello con le loro vite."

Russell: "E si difendono anch’essi con armi e astronavi come noi del pianeta Terra."

Alieno(m): "Noi non abbiamo armi nè strumenti di guerra, a che ci servono? Qui non esiste la paura."

Russell: "Li avete e con essi avete distrutto alpha. Non è così?"

Alieno(m): "La vostra razza è un covo di paure. Entra senza timore in questo cervello e guarda."

Russell: "Rispondi alla mia domanda!"

Alieno(m): "Vieni: il nostro mondo è in equilibrio perfetto, le distanze sono state eliminate, i desideri irrequieti della carne e le ambizioni meschine sono superate e adattate. Equivalgono a impulsi dello spirito in questa grandiosa combinazione di cervelli, così che nel nostro mondo armonioso non esistono paure."

Russell: "E’ meraviglioso!"... "John!"

Il doloroso turbamento di Helena al pensiero di John introduce una scena in cui vediamo il comandante andare alla deriva nello spazio dopo la distruzione della sua astronave: è uno dei momenti piu emozionanti e suggestivi dell’episodio, per l’efficacia e la poesia con le quali riesce ad evocare il senso della desolata solitudine e caducita’ umane:

Koenig: "Novantasette minuti di vita e poi l’ossigeno finirà. Allucinazioni. Un lento e tranquillo passaggio attraverso un sogno fino alla vera eternità. O forse il nulla, la negazione definitiva: veleno, e sofferenza e ancora sofferenza. E poi il nulla. Questo corpo creerà forse uno storico dilemma per qualche futuro archeologo... John Koenig, del pianeta terra, nono e ultimo comandante della base lunare Alpha."

Uno stacco e siamo ancora sul pianeta:

Russell: "John... torna da me!"

Alieno(f): "Sta affrontando la morte: sta soggiogando la sua paura."

Russell: "Lo voglio con me, cosi’ com’era, voglio che torni qui. Io ho paura della morte, non voglio stare in questo vostro mondo!"

Alieno(m): "Se lo riporti qui sarai costretta ad affrontare la sua agonia e quella della sua paura."

Russell: "Lo rivoglio com’era, con le sue colpe, le sue paure!"

Alieno(f): "Ci distruggerà tutti!"

Russell: "Ma non capite che siamo quello che siamo!"... "John!... John!... John!"

E così, come chiamato dalla paura di Helena, John torna finalmente, con le sue colpe e le sue paure, per dare inizio alla distruzione del pianeta.

Opera ambiziosa "Mondo proibito", a cui la definizione di "telefilm" va sicuramente molto stretta. Apocalittica, cupa, disperata, si connota attraverso riferimenti e significati mitologici e religiosi; originale nel suo svolgimento, ci presenta l’interessante e paradossale confronto tra una razza aliena culturalmente avanzatissima, vivente in un mondo armonioso e senza paura (e che perciò non conosce l’uso delle armi e forse nemmeno utilizza la tecnologia), e i terrestri di Alpha, la cui potenza tecnologica è una manifestazione del loro lato oscuro e "irrazionale", col suo carico di paura, angoscia, distruttività (è significativo che sia una donna, Helena Russell, a stabilire con gli alieni il più intimo contatto, contatto che essi, comunicando col mondo "esterno" al riparo nei loro misteriosi osservatori, sembrano in verità temere).

Mi piace l’ipotesi che gli alieni, nonostante la loro apparente "disumanità", manifestino una sorta di intenzione civilizzatrice ed educativa nei confronti degli alfani, intenzione che si potrebbe riconoscere in quel processo di "sublimazione" delle pulsioni aggressive da loro indotto nei terrestri con l’illusoria finzione della guerra, o ritrovare in quel senso di vera "catarsi" che si percepisce alla fine dell’episodio, dall’emozionante tono nostalgico:

Koenig: "E’ come se avessi..."

Bergman: "Se avessi cosa?"

Koenig: "Non riesco a ricordare..."

Russell: "Io ho come il ricordo... di un mondo senza la paura... molto strano... meraviglioso... l’abbiamo perduto per sempre."