SI PUO' CREDERE ALL'INVEROSIMILE?
di Paolo Sarra

Fin dall'antichità, l'uomo si è chiesto osservando il cielo e le stelle se tutto ciò avesse un principio, un ordine prestabilito che desse significato all'universo. Perché esistiamo, qual'è la nostra origine e ci sarà la fine di tutto? Le civiltà primordiali considerarono quest'inevitabile destino causa di un'entità superiore che esse veneravano ed adoravano nelle forme più svariate. Nacquero diverse religioni, le iconoclastie, i riti e tutte le celebrazioni in onore di un dio appunto, così è stata la storia dell'uomo fino al nostro tempo. Inoltre il pensiero si sviluppò in forme molto profonde ed articolate come la filosofia, la matematica e la scienza in generale, ma è stata la visione delle cose ad assumere un'importanza fondamentale nel progresso umano. Diversa è per il mondo occidentale ed orientale e spesso contrapposta ed indipendente.

Una è logica ed analitica, deterministica scientificamente parlando, in grado di dare risposte rigide ed univoche, mentre l'altra più "mediata", armonica e dinamica. Invero la contrapposizione non fu sempre così radicale, infatti già il filosofo di Efeso, Eraclito affermò: "tutto scorre" ritenendo che il mondo fosse in mutamento perenne, e quindi non statico. Così molto più tardi il grande fisico austriaco W.Heisenberg tra i grandi fondatori della meccanica quantistica, riteneva che: "gli sviluppi più fruttuosi del pensiero umano si verificano spesso ai punti di interferenza delle diverse linee di pensiero che possono avere origine da culture e religioni completamente diverse… e dalla necessaria interazione tra esse" (il suo linguaggio ha inevitabilmente un'influenza scientifica, il campo subatomico delle particelle…).

Ebbene la puntata della prima stagione "Rotta di collisione", a mio parere, sotto le sembianze dell'azione pura rivela forti contenuti filosofici, "mistici" e religiosi. L'episodio che si svolge prevalentemente all'esterno, almeno nella prima parte, si apre mostrando le aquile dotate di cariche esplosive dirette verso un asteroide con lo scopo di farlo esplodere. La tensione sale, quando l'astronave di Carter fa i capricci e ritarda le operazioni. Ma Alan con difficoltà riesce a superare la crisi e piazzare la carica. Il comandante Koenig ordina di prolungare il countdown sperando di salvare così la vita al fedele Alan (scena molto emozionante con Landau che disegna sul volto una smorfia addolorata indimenticabile).

Dopo l'esplosione si diffondono radiazioni verso la base. Alpha è protetta dagli schermi ma tutt'intorno c'è una sorta di nebbia e gli strumenti forniscono dati senza senso. Koenig (forse già in preda ad uno stato catatonico e "particolare") si sente scosso e non si accontenta di risposte logiche e rivolgendosi a Victor esclama perentoriamente: "Se vuoi dirmi che ho deciso male, fallo pure, ma se ritieni che Alan sia morto, no, io questo non lo accetto!". Il comandante vuole accertarsi che Alan sia ancora vivo e decide di decollare con un'aquila tra il disappunto di Bergman e Morrow. Nel frattempo Carter ferito, in stato confusionale e alterato (che sia la condizione giusta per avere visioni rivelatrici?) vede una presenza che si mostra parlandogli. Non sarà il solo a vederla, anche il comandante mentre si avvicina per il salvataggio entra in contatto con quella voce che gli indica le coordinate esatte per trovare Carter. Purtroppo però un'immane tragedia attende gli alphani. A quella quota, la nebbia è più diradata e Koenig scopre così che la Luna si trova in rotta di collisione con un pianeta gigantesco (34 volte più grande come ribadisce Kano) e nulla sembra evitare l'impatto.

Ecco che l'uomo ancora una volta si trova di fronte ad un pericolo e reagisce secondo le elaborazioni della propria mente. Il professor Bergman, seguendo le sue conoscenze fisiche, ritiene che innescando un'esplosione di cariche nucleari poste in un certo punto tra il pianeta ed Alpha si possa generare un'onda d'urto sufficiente a deviarne la traiettoria e a evitare l'urto devastante. Le sue conclusioni si fondano su conoscenze scientifiche frutto di una certa cultura che si rifà a dati sperimentali; osservato un fenomeno fisico, si fanno calcoli (la distanza, la quantità di energia sviluppata, la traiettoria ecc.) e misurazioni che per quanto complicati forniscono un risultato ben determinato; costruita una teoria non resta che applicarla. Qui siamo al punto cruciale dell'episodio: la situazione, in apparenza tanto drammatica ed ineluttabile, si può affrontare solo in tale maniera? La visione unilaterale del problema direbbe di no, il pianeta si trova proprio lungo l'orbita percorsa dalla Luna: ciò è inevitabile, almeno per una mente logica ed analitica. Così si procede.

Il comandante, mentre Alpha si appresta a preparare l'operazione "onda d'urto" precedentemente concepita, decide di esplorare il pianeta per un'eventuale ottimistica evacuazione (l'operazione Exodus sarà più volte citata nella serie), una volta scampati all'esplosione. Egli viene attratto invece verso una astronave aliena che lo accoglie. Incontra nella penombra una figura, già avvertita, che si presenta come Arra regina di Atheria. La presenza circondata da un velo nero, dall'aspetto mite ed equilibrato (una straordinaria Margareth Leighton), appare invecchiata e pervasa da una certa aura mistica.

Ella argomenta sulla vita, la fine ed il principio e Koenig la ascolta sorpreso. Arra afferma che la sua forma e quella della sua specie muteranno in un'altra totalmente diversa non appena i due mondi si scontreranno e ammonisce il comandante esclamando: "Non devi fare nulla per evitarlo!", un imperativo che lascia alquanto perplessi! Ma l'universo non è forse un susseguirsi continuo di opposti: il giorno e la notte, il vuoto ed il pieno, la nascita e la morte… parti di un'unità che si moltiplicano e si uniscono in un flusso continuo e ininterrotto.

Si richiama il pensiero Taoista che "vede" il mondo come processo cosmico, nel quale sono immerse tutte le cose, e che dà vita ad un ciclo continuo per naturale, innata tendenza e non a causa di una forza. A proposito è interessante ciò che disse il grande fisico danese Niels Bohr: "Le particelle isolate sono astrazioni, poiché le loro proprietà sono definibili ed osservabili solo mediante la loro interazione con altri sistemi". Bohr rimase molto colpito dalla filosofia orientale. Famoso il suo stemma che raffigura il simbolo cinese dello yin-yang con la scritta "Contraria sunt complementa". Allora si può dire che la regina Arra esista solo perché esiste John Koenig e viceversa?

Si può credere a tutto ciò? Se pensiamo solo alle singole molteplicità isolate attimo per attimo assolutamente no. Questo rappresenta un limite alle nostre percezioni che la filosofia buddista (mi scuso se i termini non sono appropriati) chiama avidya (ignoranza). Si tratta di un turbamento mentale che impedisce di vedere gli eventi in modo "unitario", armonico. Ecco spiegato lo stupore di Koenig! La scienza, come sappiamo, cerca nei fenomeni naturali una causa, un principio ben determinato, in breve una forza. Ma così facendo, isola gli eventi rendendone limitati gli aspetti ed interrompendone la continuità.

Il "non far nulla" della regina Arra, il wu-wei, un principio di non-azione della filosofia cinese Zen rientra invece in una visione illogica, in una conoscenza non intellettuale, di attesa, di "incoscienza".

Tornato alla base come farà il comandante a convincere gli altri? Egli descrive questa straordinaria esperienza che va oltre il senso comune ma non è in grado di essere compresa pienamente usando il "nostro" linguaggio. Morrow dopo aver chiesto chiarificazioni al comandante, stizzito esclama "Lui non lo sa!… e poi sostiene l'assurdo!". Le difficoltà assalgono anche gli altri: Kano si fida solo dei calcoli analitici del computer, la dottoressa Russell e il professor Bergman pensano che John sia vittima dell'effetto dovuto alle radiazioni.

Il tempo nella percezione cosciente, dettato dall'incessante conto alla rovescia (manca ormai pochissimo all'esplosione programmata e l'attrazione di gravità del pianeta si fa sempre più forte), inchioda le menti degli alphani e la paura comincia comprensibilmente ad assalirli. Ogni attimo isolato così nella sua singola drammaticità, fissato nella sua distruttività, non lascia possibilità di giungere ad un'accettazione più equilibrata ed armonica, meno traumatica degli eventi. Come la divinità induista Siva, il danzatore cosmico che lascia "respirare" il mondo seguendone il suono ed il ritmo eterno di vita e di morte.

Il finale dell'episodio, preceduto da uno scontro molto concitato tra i "possessori" di fede Koenig e Carter ed i miscredenti, diciamo così agnostici, è piuttosto suggestivo (i temi del musicista Barry Gray sono sempre eccellenti) e non vuole assolutamente discriminare le "due" culture, bensì tentare un confronto per aprirsi verso altri aspetti della realtà.