SOLE NERO
di Carlo Martinis

Da alcuni ritenuta una delle puntate migliori (Martin Landau in testa, a quanto pare), ritengo che debba parte del suo fascino duraturo alla suggestione, visiva e sonora, ancora esercitata da alcune sequenze, così come allo spazio concesso alla psicologia dei personaggi che, in un momento tragico, mostrano il loro lato più "umano".

Un "Sole nero" minaccia l’esistenza di Alpha. L’unica risorsa capace forse di impedire il disastro sembra essere lo scudo antigravitazionale ideato allo scopo dal prof. Bergman. Koenig decide di "salvare" sei persone a bordo di un’aquila, nella speranza che possano trovare un mondo nuovo: dell’equipaggio fanno parte, tra gli altri, la Russell, Carter e Sandra Benes.

Tutta l’energia di Alpha viene impiegata per il funzionamento dello scudo, ma nessuno crede realmente alla salvezza...

La Luna attraversa il sole nero, forse un "tunnel spazio-temporale", e gli alfani vivono un’esperienza sensoriale straordinaria, forse una morte e una nuova vita....

Alpha è salva e finalmente anche l’aquila di Carter e compagni riesce a tornare alla base, fra l’entusiasmo e l’incredulità generali.

In una delle scene più belle, Koenig e Bergman si fanno compagnia, in attesa che la tragedia o forse la meraviglia, si compia... Entrati nel sole, i due si vedono invecchiare in modo inverosimile, sembrano smarrire i propri confini fisici, vivendo l’uno nell’altro, nella piena trasparenza dei pensieri... è una condizione di armonia tra gli esseri, tuttavia di breve durata: "Aspetta!" chiede invano Koenig alla misteriosa "presenza" che si rivela loro con frasi enigmatiche (e confuse)...

E di armonia (tra pensiero e impulsi, mente e corpo) si parla in tante altre puntate come di un obiettivo utopistico per l’umanità, forse però raggiunto da altri esseri nel cosmo, i quali possono sentirsi a ragione minacciati dall’intima conflittualità dei terrestri (Mondo proibito, Gli amanti dello spazio...)

In "Sole nero" però gli alfani sembrano godere di un destino privilegiato, di un destino perlomeno... è ciò che salva Alpha e che riporta l’Aquila alla base... Forse puntate come questa fanno pensare a recensori un po' superficiali che "Spazio" sia ingenuo...ma il "destino" dell’uomo può anche essere quello di vagare nello spazio senza nessuno status speciale a garanzia della propria sopravvivenza: l’uomo è un ente fra tanti, e non certo il migliore. Nessuna ingenuità in Spazio, al contrario: spesso vi domina l’impulso umano ad agire comunque, contro la logica e il "destino"... In "Rotta di collisione" viene proposta l’idea della "rinuncia", del "non agire", paradossalmente come condizione della partecipazione a eventi di portata cosmica...

Penso che esista un dissidio, forse un ironico contrasto, tra ciò che Alpha mostra di sè, la sua immagine di fredda bellezza e perfezione tecnologica, e le circostanze in cui gli alfani si trovano ad agire, circostanze che spesso rivelano il lato oscuro di quell’immagine: violenza, perdita del controllo...

In "Sole nero", come detto, il dramma permette di mettere in luce l’aspetto "umano" dei protagonisti, pure con toni da humour macabro: Kano e Mathias attendono la fine giocando a scacchi, quando il secondo dice al primo: "non potrai mai battermi!". Emergono poi il sentimento di Paul per Sandra, l’amicizia tra lo stesso Paul e Carter, naturalmente il legame tra Koenig e la Russell, ma più di tutti il rapporto tra John e Victor, nella comune esperienza dell’attesa di una morte probabile. I due, rimasti soli nella sala comando, vestita la tuta come riparo dal freddo, sono ormai rassegnati alla fine. Victor tira fuori una bottiglia di liquore d’annata e un sigaro, pur sapendo di non poter fumare... John lo riprende per questo ma il professore si difende argomentando che anche Helena, per dir così, avrebbe approvato; il riferimento alla Russell incupisce il comandante per un attimo, tutta la scena è colma di malinconia, tuttavia Victor, che si lascia andare a considerazioni "filosofiche" sul destino di Alpha, sembra sereno, perlomeno curioso di conoscere ciò che accadrà.

La figura del professor Bergman è certamente uno degli elementi caratterizzanti la prima serie di "Spazio": dal punto di vista dell’economia narrativa egli sembra introdurre un elemento di equilibrio che impedisce, ad esempio, uno sviluppo nel rapporto tra John e Helena: eliminato il professore, il comandante e la dottoressa potranno lasciarsi andare (seconda serie)...