Spazio 2099:
Un nuovo Testamento

un racconto di: Steven van der Merwe
tradotto da: Salvatore Carta
impaginazione e grafica: Marco Vittorini
si ringraziano:
Catherine Bujold e Marco Romano

Nota:
Il racconto è stato pubblicato inizialmente nella rivista ufficiale della Convention americana Main Mission 2000, “Semper et Ubique”, nel settembre 2000.

Dedica dell'autore:
Con apprezzamento e riconoscimento ai creatori ed autori originari di Spazio: 1999 e specialmente al brillante Johnny Byrne. Grazie, Johnny, per aver toccato profondamente il cuore e l’immaginazione di un ragazzo di nove anni in Africa molti anni fa. Hai reso il mio futuro davvero fantastico.

   

 

 

Prologo

Caro diario. Oggi diamo il nostro ultimo addio a questo luogo che abbiamo chiamato la nostra casa per così tanti anni, questa luna ingovernabile che ha viaggiato senza meta attraverso l’infinità dello spazio per un tempo così lungo.

Le nostre scoperte iniziali si sono rivelate corrette. Saremo a portata del pianeta per sei soli giorni. Così poco tempo, eppure abbastanza per raccogliere le nostre povere cose e lasciarti indietro per sempre, nostra luna vagabonda.

E mentre camminiamo per un’ultima volta attraverso i tuoi atri e le tue catacombe, nostra coraggiosa ma morente base lunare, lo facciamo con tristezza e con gioia. Con la tristezza di lasciarci indietro la nostra casa ed il nostro luogo di rifugio, ma anche con la gioia inevitabile che viene con la promessa di un nuovo inizio. 

In quel lontano giorno, quando abbiamo sfidato le probabilità sopravvivendo al caos e alla distruzione, eravamo così ignoranti sul destino della nostra razza - la nostra razza ingenua, gelosa e bramosa di potere, che aveva ancora così numerose lezioni da imparare. Quando questa luna fu scagliata violentemente fuori dalla sua orbita, il nostro gruppo di 311 anime coraggiose poté lanciare soltanto una fuggevole occhiata al nostro amato pianeta… Il nostro fato fu segnato ed i nostri vagabondaggi attraverso lo spazio infinito ebbero inizio.

Attenzione ora, ecco il nostro ultimo Testamento. Noi siamo i soli sopravvissuti e crediamo che il nostro vero viaggio sia appena iniziato. A voi, che un giorno doveste capitare per caso su questo luogo per trovare questo scritto: che esso possa essere di lezione e di monito. Fatene un saggio uso. E possa la nostra eredità continuare attraverso di voi, o esploratori coraggiosi.

Il pianeta su cui ci stabiliremo è notevolmente simile al nostro, quello che è stato la nostra vera casa prima che il disastro lo colpisse. L’aria, l’acqua, fiumi e torrenti, oceani… oh, ed il suolo. Il suolo sembra bloccato in stasi, semplicemente in nostra attesa, pronto per i semi della vita. Infatti abbiamo deciso di chiamare il pianeta come il suolo una volta fertile della nostra Arkadia. Abbiamo deciso di chiamarlo Terra.

Oh Arra, madre spirituale, come desideriamo che tu oggi sia qui. Perché, quel giorno fatale, decidesti di stare indietro nell’oscurità di quella caverna, in attesa della fine? Noi piangemmo durante il nostro abbraccio finale, eppure tu eri avvolta da uno strano senso di conoscenza e comprensione, che sembrava così rassicurante.

Adorata Base Lunare, possa tu incontrare innumerevoli meraviglie nella prosecuzione del tuo viaggio. Possa tu un giorno essere testimone del destino finale e dello scopo della razza umana in questo universo misterioso. Che Dio ti aiuti, Base Lunare Omega.

 

Capitolo 1: Sala Comando: 2099

Robert Koenig aveva solo 13 anni quando la Commissione Spaziale di Terra, dopo un lungo dibattito, approvò il piano per ricolonizzare, infine, la Base Lunare Alfa.

Inizialmente vi furono alcuni che sostenevano che Alfa doveva essere lasciata in pace, che era un monumento solenne ai loro antenati, un tempio sacro. Ma infine la logica prevalse: era un’occasione troppo buona. La costruzione di una qualunque altra forma di base abitata nello spazio sarebbe stata un compito impossibile per la civiltà su Terra, che stava appena spiccando il volo, ma qui avevano già una base completa - aveva semplicemente bisogno di una revisione generale e di una riparazione completa.

Il giovane Robert era affascinato dall’idea fin dal primo giorno, e non solo a causa del suo lignaggio familiare. Per quanto lui potesse ricordare, anche prima di essere grande abbastanza per leggere le cronache del suo famoso nonno, l’ultimo Comandante John Koenig, Robert aveva sognato quasi ogni giorno della sua vita di viaggiare nello spazio.

***

“Bene, Dottor Alexander, chi l’avrebbe detto allora? Alla fine ci sono voluti quasi sei anni perché il programma di ricolonizzazione rimettesse Alfa in perfetto ordine per la sua seconda vita. Non sembra ancora vero, eppure siamo qui.”

Lara sorrise quasi impercettibilmente e si sistemò rapidamente di lato i pochi capelli biondi che cadevano sulla sua fronte. Ma la sua faccia tornò prontamente alla sua espressione precedente, molto più seria. “Comandante Koenig, lei sta cambiando discorso. Il programma di installazione della strumentazione nella Sezione Medica è molto in ritardo e abbiamo già dovuto fronteggiare un braccio rotto ed una caviglia con una brutta distorsione. Guardi, quei due poveri pazienti siedono sul pavimento, circondati da casse, cavi elettrici, attrezzi…”

Stavano in piedi nell’ufficio di Robert, vicino alla sua scrivania che sovrastava l’alveare di attività nella Sala Comando, il cavernoso sistema nervoso centrale della Base Lunare Alfa che da lì si diramava nuovamente, rimessa a nuovo.

Robert fissò intensamente il suo Capo Medico per un momento, notando realmente per la prima volta i lineamenti classici della sua faccia, gli zigomi forti, quei begli occhi… eppure proprio ora Lara aveva la facciata di ferro di una persona molto volitiva.

Egli cercò di spiegare. “La squadra tecnica ha altre priorità, Dottore, di gran lunga più importanti. Lei sa benissimo che i Coloni Lontani minacciano la secessione dal governo di Terra e si dice che il gruppo di ribelli sia armato fino ai denti. Alfa è di enorme importanza strategica, ma ancora solo due dei nostri generatori nucleari sono in funzione, ed i sistemi di sostentamento della vita sono ad un livello operativo del solo ottanta per cento. Non posso assolutamente dedicare un maggior numero di personale tecnico per…”

Ma lei rimase sulle sue posizioni. “Comandante, sono responsabile per la salute e la cura medica di un totale di 311 persone su questa base. E se si verificasse un altro incidente, se i danni questa volta fossero più gravi, se la sezione di terapia intensiva non fosse pronta a ricevere nessun paziente? E se…”

La sequenza degli “e se” di Lara fu improvvisamente interrotta da una voce che chiamava dalla Sala Comando. Era Ray Stevens, il controllore di servizio nella Sala Comando, con la voce piena di urgenza ed eccitazione.

“Comandante, non capisco. I sistemi radar a lungo raggio sono impazziti! Ho ricontrollato, ma persino i sistemi di riserva segnalano un Allarme Rosso. Sembra che ci sia qualcosa di molto grande là fuori e si sta avvicinando a noi ad una velocità enorme!”

Robert e Lara si precipitarono in Sala Comando, percorrendo i pochi gradini che portavano dall’ufficio del Comandante due, tre alla volta. “Eva, sullo schermo per favore!”

Il grande schermo di sorveglianza, che faceva luce sul complesso della Sala Comando dall’alto di una parete, si accese. E per alcuni tranquilli istanti, sguardi stupiti pieni di shock e sorpresa erano chiaramente visibili su ogni volto.

“Ken, che cosa dice il Computer?”

Ken Parks, un giovane laureato dalla Scuola di Tecnologia delle Informazioni “David Kano” che si era classificato primo nella sua classe l’anno precedente, non esitò. “È molto più grande di un semplice grande asteroide, Comandante. I calcoli iniziali del computer indicano che ha all’incirca le dimensioni della nostra stessa luna, una specie di planetoide vagabondo!”

Koenig si precipitò sul terminale di Ken e fissò intensamente per alcuni momenti il flusso di dati.

“Eva, per favore, localizzi il Professore e gli chieda di venire immediatamente in Sala Comando!”

 

Capitolo 2: Il figlio di Alpha

Jack Crawford si prese una breve pausa dal suo nutrito programma e si sedette alla sua scrivania. Per alcuni momenti rifletté sulle ironie della vita. Era soltanto un bambino tanti anni fa quando la Base Lunare Alfa era stata infine evacuata, per divenire alla fine la persona più vecchia a farvi ritorno. “Ebbene, non sono realmente un scrittore,” pensò, “ma c’è una scadenza e tenendo conto del passato, devo al redattore del Terra Times un favore…” e si chiese da dove cominciare. Infatti si era sentito piuttosto lusingato quando gli avevano chiesto di scrivere una serie di articoli sulla sua vita, i suoi risultati ed i suoi sogni. E rifletté sul fatto che il suo destino e la sua carriera lo avevano portato in un circolo chiuso da Alfa a Terra, ed ora di nuovo su Alfa, il luogo della sua nascita.

Terra Alfa - il nome completo raramente utilizzato del pianeta - era stata in definitiva gentile con loro, malgrado le loro apprensioni iniziali, nel 2019. Quando divenne chiaro che i sistemi di sostentamento vitale avrebbero inesorabilmente ceduto, che la Base Lunare sarebbe stata incapace di sostenerli indefinitamente, il fato era intervenuto, così come aveva già fatto molte volte in precedenza. Una strana forza magnetica nello spazio aveva alterato improvvisamente la rotta della luna, dando loro un’ancora di salvezza sotto forma di un pianeta: Terra.

La conclusiva Operazione Exodus li aveva visti sistemarsi sul pianeta nelle difficili condizioni invernali, non per scelta ma per necessità. Quei primi giorni erano stati estremamente duri, specialmente per un bambino senza padre. Quello che sarebbe dovuto essere un nuovo inizio gioioso era divenuto un incubo, una lotta disperata per la sopravvivenza.

Il gruppo consisteva principalmente di scienziati e tecnici, eppure molti di loro non ebbero nessuna alternativa se non dedicarsi a tempo pieno a coltivare la terra. Avevano dovuto imparare per tentativi ed errori. Avevano fronteggiato l’ignoto, ed ogni nuovo giorno aveva portato nuovi ostacoli e pericoli. C’erano animali selvatici, insetti strani che portavano malattie nuove e violenti temporali che a volte avevano distrutto i raccolti, preso vite umane e danneggiato le costruzioni che erano appena sorte.

Eppure, dopo anni di dura perseveranza, i coraggiosi coloni avevano fatto loro Terra. Lentamente, in principio appena percettibilmente, la comunità aveva prosperato. Un po’ alla volta, il futuro era iniziato a sembrare sempre più roseo. Il tasso di nascita era aumentato, la popolazione era cresciuta ed erano state fondate città, scuole e fabbriche. Alla fine erano stati introdotti anche i principi di democrazia, commercio e valuta, e l’economia aveva improvvisamente prosperato.

Chi avrebbe pensato allora che la prima clinica di fortuna della piccola comunità sarebbe infine diventata l’enorme comprensorio medico che oggi si estendeva attraverso le praterie? Nel giorno dell’inaugurazione ufficiale del Memorial Hospital “Helena Russell”, Jack aveva sentito un lieve mutamento di paradigmi. Per lui si trattava della prova simbolica finale che ce l’avevano fatta. Che civiltà, pace e ragione avevano trionfato sul caos.

“Come avremmo potuto facilmente ritornare alla barbarie, come avremmo potuto facilmente girare le spalle alla nostra eredità intellettuale, come avremmo potuto facilmente regredire per diventare noi stessi niente più che animali erranti durante quei primi difficili giorni,” rifletté.

Fu da adolescente su Terra che Jackie aveva trovato la sua vera vocazione nella vita: l’attrazione magica della scienza e della matematica. Nell’età adulta era divenuto uno dei padri fondatori dell’Università “Victor Bergman”, diventando più tardi il Rettore della Facoltà di Scienze, ruolo che aveva mantenuto per molti anni.

E quando la comunità agricola di Terra, infine dispersa su una vasta area geografica, ebbe necessità di comunicazioni a lungo raggio, il Professor Jack Crawford aveva guidato la squadra che aveva progettato, costruito e lanciato tre satelliti in orbita intorno al pianeta. Malgrado la triste perdita della moglie poco prima del lancio, egli aveva provato un grande senso orgoglioso di realizzazione mentre osservava i satelliti Sandra, Yasko ed Alibe scomparire lassù nel vasto blu. Contro tutte le peggiori probabilità, la crescita di Terra era stata davvero straordinaria.

Durante tutti quegli anni di perseveranza, duro lavoro ed edificazione della comunità su Terra, la Base Lunare Alfa era divenuta sempre più una memoria evanescente. L’aspra realtà aveva imposto all’eredità di Alfa di essere relegata ai libri di storia, un semplice ricordo di come, incidentalmente, la popolazione umana era arrivata su Terra, destinato ad essere insegnato soltanto agli alunni del primo anno di scuola nelle lezioni di storia.

C’era stata quella breve visita alla luna nel 2044, quando la sua orbita molto ellittica, come quella delle comete, aveva fatto passare la luna vagante nel raggio d’azione di un’Aquila per un breve periodo. Ma lo scopo della visita era stato soltanto quello di recuperare alcuni carichi di equipaggiamenti ed archivi che si erano dovuti lasciare dietro durante l’Operazione Exodus, venticinque anni prima.

Nel 2069 la luna si era di nuovo trovata per breve tempo a portata visiva mentre passava rapidamente in direzione dei pianeti interni della sistema solare di Terra. Ma questa volta non c’era più alcun mezzo per visitare Alfa, poiché l’ultima Aquila era stata spogliata delle sue apparecchiature elettroniche, dei suoi motori e delle sue sovrastrutture per risolvere questioni più immediate. Il passaggio di Alfa, come pure il centenario del giorno in cui l’umanità aveva fatto quel salto da gigante per mettere piede per la prima volta su un altro mondo, era stato osservato soltanto in una cerimonia solenne, presenziata soltanto da una manciata di Terrani poiché ci si trovava nel mezzo della stagione dei raccolti.

Eppure il passaggio della luna nel 2069 non era stato senza conseguenze. Alcuni mesi dopo l’evento, un annuncio comparve sui titoli del Terra Times, da poco fondato: due giovani astronomi dilettanti avevano continuato a seguire l’orbita della luna quell’anno, anche molto dopo la sua scomparsa dalla vista ad occhio nudo. Le osservazioni di Gerry e di Sylvia erano in sé un risultato stupefacente, poiché l’astronomia non era stata coltivata con sistematicità per decenni - dopo tutto, la comunità di Terra aveva esigenze più pratiche su cui indirizzare le proprie abilità ed i propri sforzi.

Non solo essi confermarono che l’orbita della luna l’avrebbe ricondotta verso Terra nuovamente venticinque anni più tardi, nel 2094, ma che questa volta si sarebbe avvicinata al pianeta molto più delle volte precedenti. Infatti, sarebbe stata così vicina che la luna avrebbe potuto nuovamente alterare di poco la sua traiettoria ed entrare in orbita attorno a Terra!

Jack aveva preso temporaneamente un permesso dalla squadra di progettazione della nuova Aquila ed aveva radunato un comitato scientifico speciale per valutare i calcoli, e sì, le predizioni fatte da quei due appassionati astronomi furono davvero confermate.

Le riflessioni di Crawford furono interrotte improvvisamente quando uno schermo della colonnina di comunicazione dietro di lui si accese. Riconobbe la Specialista delle Comunicazioni Eva Spencer, che sembrava essere eccitata.

“Professore, abbiamo urgentemente bisogno di lei in Sala Comando. I radar a lungo raggio hanno rilevato un oggetto gigantesco nello spazio. E sembra che sia in rotta verso Alfa!”

 

Capitolo 3: Rotta di collisione?

“Ken ha ragione, Robert. Le attuali informazioni sono semplicemente insufficienti. Il computer può darci soltanto gli stessi vaghi dettagli che già conosciamo. Senza una serie completa di dati non è in grado di fare alcun calcolo significativo. Ma sono riuscito a fare un controllo incrociato tra le osservazioni visive iniziali ed i dati provenienti dai sensori a lungo raggio, e mi sembra che non abbiamo motivo per preoccuparci. Quell’asteroide gigantesco, o qualunque cosa esso sia, ci mancherà probabilmente di molte migliaia di miglia”.

Koenig ascoltò con calma il suo vecchio amico, eppure malgrado le rassicurazioni, gli sembrava che il Professore fosse terribilmente preoccupato.

“Jack, nessuna notizia ancora dall’osservatorio radio su Terra? Se potessimo ottenere i loro dati, potremmo calcolare la traiettoria del planetoide in avvicinamento in maniera di gran lunga più accurata triangolando le loro osservazioni con le nostre”.

Ma il professore scosse la testa. “Ci ho pensato, ma il lato continentale di Terra si trova nella direzione sbagliata al momento, lontano da noi e dall’oggetto in avvicinamento. Mi aspetto un primo rapporto dall’osservatorio di Terra tra non meno di sei ore. Quella cosa enorme là fuori è ancora molto lontana e la distanza dovrebbe darci per lo meno un po’ di tempo per prendere una decisione”.

Koenig non perse un ulteriore momento. “Ray, faccia suonare l’allarme giallo su tutta la base. Eva, recuperi i piani della prima fase dell’Operazione Exodus e li programmi in stato di stand-by, per il momento. Eric, voglio tutte le Aquile in attesa, rifornite e pronte a decollare in direzione di Terra con breve preavviso, se necessario!”

Eric Carter, Capo Sezione Ricognizione di Alfa e Capo Pilota delle Aquile, si mise subito in azione, afferrò il suo telecomando e si precipitò lungo un corridoio. Il Personale della Sala Comando si diresse di corsa in varie direzioni. Furono fatti preparativi, furono inserite istruzioni in vari terminali e furono dati in fretta ordini attraverso vari sistemi di comunicazione.

Sei ore più tardi, un unico sospiro di sollievo era visibile su ogni volto in tutta la Base Lunare Alfa. I dati triangolati provenienti dall’Osservatorio Radio di Terra avevano portato la notizia liberatrice che ognuno aveva sperato e per cui avevano pregato. Alfa era sicura. Il planetoide fuggiasco avrebbe mancato la loro luna davvero con un margine molto ampio.

L’Allarme Giallo, che più tardi era divenuto Allarme Rosso, fu annullato e tutto il personale di Alfa ritornò alle normali mansioni. Ognuno ad eccezione di Jack Crawford.

L’anziano professore era incapace concentrarsi sul suo compito del Terra Times. Giù nel profondo, forse nel subconscio, qualche cosa lo preoccupava intensamente, ma ancora non riusciva ad afferrare che cosa…

Robert valutò la situazione caotica nella Sezione Medica e rivolse alcune gentili parole ai due pazienti feriti.

Si girò verso Lara, che non era per niente entusiasta dell’ulteriore ritardo nel programma di installazione nel suo dominio su Alfa, conseguenza diretta del falso allarme.

“Almeno è stata una buona esercitazione, Dottore. Un falso allarme, sì, ma ora sappiamo che Alfa è pronta e preparata per l’evacuazione totale con breve preavviso, se mai dovesse essere necessario.”

“Comandante, i miei infermieri ed io abbiamo fatto tutto il possibile per avere qui una clinica di fortuna pronta, ma siamo tutti medici professionisti, non tecnici. Sarebbe di grande aiuto se potessimo almeno far collegare i monitor delle funzioni vitali al computer principale”.

Il telecomando di Robert suonò e la faccia del Controllore Ray Stevens apparve sul piccolo schermo incorporato. “Comandante, gli scanner ricevono un debole segnale radio, quasi come un impulso automatico. E sembra provenire da quello stesso oggetto spaziale vagante che ci ha procurato tanto spavento”.

“Ray, stia in attesa, il Dottor Alexander ed io siamo in arrivo. E chiami di nuovo il Professore. Gli chieda di raggiungerci in Sala Comando!”

Jack confermò l’osservazione di Ray che il segnale era un impulso automatico, un semplice bip lineare ripetuto ogni pochi secondi. Ma, tuttavia, era pur sempre un segnale radio - e proveniente da quello che somigliava sempre più ad un asteroide desolato, benché estremamente grande. Poteva essere che la gente di Alfa e di Terra non fossero l’unica forma di vita senziente in questo sistema solare, dopo tutto?

Ken Parks ed il Professore si concentrarono per alcuni minuti sui dati forniti dal terminale del giovane tecnico del computer. Alla fine Jack sollevò lo sguardo. “Robert, comprendo che ciò possa sembrare strano, ma il Computer è arrivato alla conclusione che l’impulso radio è un faro di navigazione, molto simile al nostro in frequenza, durata e proprietà onnidirezionali”.

Lara rimase a bocca aperta. “Comandante, se c’è qualsiasi segno di vita - passato o presente - su quel planetoide vagante, non è nostro dovere investigare?”

Robert chiaramente esitava, ma Lara continuò con insistenza.

“Comandante, non è per questo motivo prima di tutto che Alfa è stata ricolonizzata, per comprendere, cercare e trovare, ed estendere la base delle conoscenze umane?”

E per la seconda volta in quel giorno, Robert comprese che spettava a lui prendere una decisione importante.

“Ken, per favore, consulti il Computer. Siamo in grado di raggiungere quell’oggetto infernale con un’Aquila con motori di spinta supplementari? E, in questo caso, quanto tempo disponibile avremo per esplorare la sua superficie?”

Il calcolo di traiettorie delle Aquile in direzione di oggetti vaganti era un procedimento preprogrammato e Ken non ci mise molto per ottenere una risposta.

“Comandante, considerando traiettoria e velocità dell’oggetto, una squadra di esplorazione potrà raggiungerlo e tornare indietro con sicurezza, ma c’è una finestra di sole tre ore per l’esplorazione vera e propria prima che passi fuori dalla portata dell’Aquila - se l’Aquila parte immediatamente.”

FanFiction_NewTestament_5.jpg (25322 bytes)Ciò bastava per Robert, che sapeva che cosa doveva fare. “Professore, Dottore, verrete entrambi con me sull’Aquila da esplorazione. Eva, lei verrà con noi per occuparsi delle comunicazioni ed assisterci con i calcoli della traiettoria. Eric, lei piloterà. Voglio Aquila Uno pronta per il decollo immediato. Ray, prenda il comando di Alfa fino al nostro ritorno.”

Non appena Robert ed i suoi compagni si precipitarono fuori dalla Sala Comando verso la navetta di trasporto - destinazione Piattaforma di Lancio Tre - il Comandante si girò e diede un’ultima istruzione. “Ray, voglio la Sezione Medica pienamente operativa il più presto possibile. Richiami tutto il personale della Sezione Tecnica fuori servizio, se necessario, anche se sta dormendo. È una priorità.”

 

Capitolo 4: Catacombe

Il planetoide simile alla luna era pieno di cicatrici e di crateri a causa di ciò che sembravano essere stati molte migliaia di anni di impatti di asteroide. Orbitarono per tre volte per cercare un qualunque segno di vita o di attività, ma sotto l’Aquila orbitante c’era solo un’arida devastazione.

La faccia di Eric apparve sullo schermo del modulo passeggeri. “Comandante, ho controllato la fonte di quell’impulso radio durante ogni orbita e penso che abbiamo localizzato con precisione la sua posizione esatta.”

“Allora ci porti giù Eric, proprio lì vicino, se può. E informi Alfa che abbiamo deciso di atterrare sulla superficie.”

Jack stava studiando i dati di proiezione della traiettoria del planetoide, profondamente immerso nei suoi pensieri. Era ancora incapace di determinare con precisione nella sua mente perché qualcosa non sembrava giusto; nonostante ciò, quando parlò lo fece soltanto per ricordare ai suoi colleghi che avevano solo una finestra molto breve, prima di dover rientrare su Alfa.

Robert impartì ulteriori ordini. “Voglio che tutti indossino la tuta. Non c’è atmosfera là fuori e questa missione richiede che facciamo ricerche all’esterno. Eva, Eric, avremo bisogno di alcuni di quei contenitori ermetici, anche se soltanto per raccogliere esemplari di roccia.”

La superficie morta del planetoide era ricoperta di uno strato di polvere spesso un pollice e piccole rocce giacevano indisturbate e sparse su un’ampia area, in maniera molto simile alla superficie della loro stessa luna. La gravità era solo uno sesto del normale e loro avanzata era difficoltosa.

Eva fu la prima ad individuarla. La sorpresa non era tanto dovuta alla piccola antenna radio in cima ad una bassa collina ripida - dopo tutto stavano seguendo le tracce di un segnale radio, per cui questo era qualche cosa che si erano aspettati di trovare. La vera sorpresa era la piccola entrata, simile a quella di una caverna, alcuni metri sotto l’antenna, quasi totalmente nascosta dalla vista sotto una roccia che la sovrastava.

Anche a prima vista, era chiaro: l’entrata era artificiale. Squadrata e simile ad un sepolcro, con segni che stavano scomparendo di tracce di veicoli e di impronte di tute spaziali che portavano dentro e fuori, incisa per sempre nella superficie polverosa di questo desolato luogo senza atmosfera.

“Comandante, guardi!” Nemmeno attraverso la radio della sua tuta spaziale Eric riusciva a nascondere la sua eccitazione. Era stato il primo a raggiungere la misteriosa entrata aspettandoli e stava indicando qualcosa che assomigliava a travi di metallo pesante, che incorniciavano l’ingresso, apparentemente profondamente corrose da molte migliaia di anni di impatti di micrometeoriti, ma ancora chiaramente visibili contro la superficie della roccia.

Il Professore ispezionò da vicino entrambi i lati dell’entrata e trovò quello che cercava. “Guardate, vecchi cardini, fermamente fissati nella roccia. Sì, c’era chiaramente una porta qui una volta, forse anche tale da poter essere sigillata per mantenere un’atmosfera all’interno!”

Non restava più nulla da vedere all’esterno e Robert fu il primo ad esprimere ad alta voce ciò che ognuno pensava. “Allora entriamo ad esplorare. So che questo luogo sembra desolato e vuoto ora, ma voglio che tutti stiano insieme. Siate sempre estremamente cauti. E tenete pronta per tramortire la vostra pistola laser!”

Labirinti di lunghi corridoi scuri, stanze vuote che si aprivano ai lati, scale che portavano a livelli più bassi con ulteriori corridoi, caverne e catacombe… tutto apparentemente intagliato nella nuda nera roccia, e tutto vuoto!

I cinque Alfani esplorarono l’intero sorprendente complesso due volte, mentre la luce delle lampade dei loro caschi si dissolveva in ombre misteriose intorno ad angoli ed aperture senza porte dentro quel luogo senza vita, scuro e privo d’aria.

Eva cercò di immaginare il complesso di labirinti come sarebbe potuto essere una volta, pieno di luce elettrica, aria respirabile, mobili e schermi di computer… ed improvvisamente le divenne chiaro. “Comandante, penso che questa fosse una base una volta, esattamente come Alfa. Forse della gente ha vissuto e ha lavorato qui una volta, forse anche per le stesse ragioni scientifiche per cui abbiamo colonizzato la nostra luna.”

Robert si girò verso il Professore. “Qual è la tua opinione, Jack?”

“Credo che Eva abbia ragione, Robert. Guarda quei piccoli buchi, quelle fenditure e quei solchi intagliati nei muri e nei soffitti, molto probabilmente una volta potevano essere stati punti di fissaggio per ogni genere di attrezzature, cavi, tubazioni e sistemi di sostentamento della vita. Eppure sembra che questo luogo sia stato costruito con molta fretta, e naturalmente rimane la domanda del perché l’unica entrata è così chiaramente nascosta alla vista.”

Robert guardò da vicino i muri per alcuni momenti. “Sì Jack, ho avuto la stessa sensazione. Continuo ad avere l’impressione che questo luogo fosse una volta più di una semplice base scientifica su di un planetoide simile alla luna. Era un nascondiglio, o un rifugio. Ma chi si nascondeva qui, e da che cosa?”

Ci volle un controllo da parte di Eric per richiamare gli altri alla situazione reale. “Comandante, dov’è il Dottore?”

Lara non era più con loro! Si trovava là solo un momento prima, eppure ora solo quattro figure in tuta spaziale si trovavano in quella grande caverna sotterranea che segnava la fine del labirinto che si estendeva nel sottosuolo.

“Dottor Alexander, risponda. Lara, dov’è, mi riceve?!”

Ma le frenetiche chiamate via radio di Koenig rimasero senza risposta e attraverso l’etere si sentirono solo silenzio e scariche statiche. Eva fu presa dal panico, ma Jack cercò di calmarla. “Probabilmente è molto vicina, Eva. Devono essere semplicemente questi spessi muri di roccia tra i corridoi e le stanze a bloccare i nostri segnali radio.”

Fu allora che Robert si accorse di una piccola e bassa apertura nell’angolo più remoto e scuro, un perfetto riquadro intagliato dalla superficie della roccia. L’apertura era stata coperta leggermente da roccia caduta e nessuno di loro l’aveva notata prima.

Si avvicinarono, ed i quattro Alfani furono visibilmente sollevati quando la voce di Lara raggiunse finalmente le loro orecchie. “Comandante, venga, presto! Qui dentro, attraverso la bassa entrata nell’angolo in fondo della stanza in cui vi trovate. Penso che abbiamo finalmente trovato qualche cosa!”

Era evidente che il libro simile ad una pergamena, rivestito di quello che sembrava essere una copertina di pelle, era proprio molto, molto vecchio. Lo trovarono in cima ad una lastra di roccia al centro della piccola stanza. Malgrado la mancanza di aria all’interno di quella base sotterranea, il voluminoso documento - o qualunque cosa fosse – era ricoperto da un sottile strato di polvere.

“Aspettate, non toccatelo!” la voce di Jack sembrava decisa, ed ognuno fece automaticamente un passo indietro.

“Sembra estremamente fragile, forse anche vecchio di migliaia d’anni. Dobbiamo stare molto attenti. Guardate, sembra che ci siano centinaia di singole pagine tra quelle copertine. Questo potrebbe essere una testimonianza o un indizio su chi un tempo occupava questa base. Ma potrebbe semplicemente disintegrarsi se non lo maneggiamo con la massima cura.”

Robert gettò uno sguardo all’indicazione dell’ora sul pannello di controllo della sua tuta spaziale. “Non c’è rimasto molto tempo, Jack. Mentre stiamo parlando questo planetoide se ne va sempre più lontano da Alfa a tutta velocità. Penso che dovremmo portare l’oggetto su Alfa e analizzarlo là.”

Jack si rese conto che doveva essere stato proprio il vuoto stesso ad aver apparentemente conservato il documento che avevano trovato. “Eric, mi passi uno di quei contenitori ermetici, per favore.”

Ma quando il Professore prese con attenzione l’antico libro, girandolo sul lato per deporlo nel contenitore, lo strato sottile di polvere sulla copertina di pelle cadde sul pavimento, scoprendo la copertina chiaramente per la prima volta.

E cinque paia di occhi stupiti osservarono fissi attraverso cinque visiere delle tute spaziali tre brevi parole, scritte con strani caratteri sulla copertina del libro.

Molti sospiri di sorpresa echeggiarono sulle radio delle tute spaziali. Poiché, istantaneamente, ognuno degli esploratori seppe che la scrittura era vagamente familiare e il riconoscimento avvenne rapidamente. La storia precedente di Alfa era stata insegnata a scuola su Terra e da giovani tutti si erano imbattuti in questa forma di scrittura nelle lezioni di storia. Quelle strane parole sulla copertina di quel vecchio manoscritto erano in un’antica forma di scrittura della Terra!

Era una lingua basica di radice proto-europea, molto simile al Sanscrito, ma una forma precedente. O, più precisamente - come il Professore fece notare - le parole erano state scritte in una lingua nota come Arkadiano.

Jack ci mise solo pochi minuti per capire il significato di quegli strani, seppur familiari, caratteri. Quelle tre parole sulla copertina del manoscritto, in rilievo d’oro su una copertina di pelle nera, volevano dire semplicemente “Base Lunare Omega.”

Ancora una volta fu Eric il primo a scuotersi di dosso il sentimento di sorpresa e stupore e ricordò ai suoi colleghi che il tempo stava finendo. La loro finestra di tempo era quasi al termine e con il passare dei secondi si stavano allontanando sempre più da Alfa a tutta velocità. I cinque esploratori si ritirarono in fretta, fuori di quel vecchio e misterioso labirinto abbandonato da Dio. Indietro sull’Aquila che li attendeva, indietro su Alfa.

 

Capitolo 5: Separazione

La squadra di esplorazione lasciò la navetta di trasporto, ed aveva appena raggiunto la Sala Comando lungo il breve corridoio di collegamento, quando l’acuto suono dell’Allarme Rosso squarciò l’aria.

Alcuni secondi più tardi, sembrò come se l’inferno stesso fosse disceso sulla Base Lunare Alfa, poiché il terreno si spostava e tremava, scintille e fumo si sprigionavano da muri e pannelli, ed enormi forze G afferravano con il loro pugno di ferro la fragile base lunare.

Non ci fu tempo per reagire poiché la luna fu scossa da un violento sobbalzo. Le luci si spensero. Fragili corpi umani furono gettati sul pavimento in tutta la base, strutture, antenne ed attrezzature rotolarono giù, ed Aquile vennero rovesciate sul lato sulle loro piattaforme di lancio e nei loro hangar.

Eppure, tra il caos di grida e panico, il vecchio Professore rimase stranamente calmo, comprendendo improvvisamente che cosa esattamente lo stava preoccupando così tormentosamente, così profondamente fin dal principio. Proprio il fatto significativo che gli era sfuggito, l’unico particolare che aveva trascurato, improvvisamente balzò molto chiaramente agli occhi.

L’ultima cosa a cui Jack pensò, prima di sbattere la testa e di cadere privo di conoscenza, fu la strana, inspiegabile forza magnetica nello spazio. La stessa forza che, ottant’anni prima, improvvisamente aveva cambiato la traiettoria della luna. La stessa forza che aveva portato la loro luna in vicinanza di Terra quando il tempo stava finendo per Alfa. Lo stesso misterioso campo di forza che, Jack comprese immediatamente, era stato localizzato nello spazio esattamente sulla rotta di quel planetoide, di quella luna vagabonda da cui erano appena rientrati. Quella luna che avevano pensato che si trovasse su una traiettoria senza ostacoli, sicura e calcolata, molto lontano da Alfa…

Robert si afferrò al bordo di una consolle e riuscì a dare un ultimo sguardo fuori da una finestra della Sala Comando prima che le enormi forze di accelerazione lo trascinassero giù. Egli tentò disperatamente di combattere le forze G, ma erano così potenti che non fu in grado di alzare neppure un dito dal pavimento.

Ebbe un’ultima percezione, che lo raggelò immediatamente come un sudario di morte, prima di svenire. Perché quello che aveva visto durante quell’ultimo istante, guardando fuori nello spazio, era la luna vagabonda, quella ora nota come Omega, sfrecciare ad enorme velocità e mancare la loro luna di un pelo.

Ma la vera immagine che lo atterrì, quella che sarebbe rimasta per sempre impressa nella sua mente, non era il modo in cui Alfa veniva violentemente scagliata fuori della sua orbita. Non era l’enorme accelerazione della loro luna, né la spettacolare interazione tra forze gravitazionali e magnetiche nel momento in cui Omega passava come un missile. Quello che aveva colpito Robert Koenig nel suo più intimo essere, era la sua chiara visione, in un istante, della direzione in cui quel planetoide errabondo andava. Si dirigeva dritto su Terra!

Lara fu fortunata. Si era inginocchiata per posare a terra il contenitore ermetico nel quale avevano trasportato quel misterioso libro da Omega. E quando cadde, quando una dozzina di forze G si impadronirono di lei, la distanza dal pavimento era di soli pochi centimetri.

E mentre l’incredibile accelerazione di Alfa schiacciò il suo corpo sul pavimento immobilizzandolo, anch’ella diede un ultimo sguardo prima di svenire. Non attraverso una finestra, non ai suoi colleghi. Con i suoi occhi appena in grado di muoversi nelle orbite che le stavano esplodendo, Lara stava fissando dritta verso un pannello della colonnina di comunicazione. Non il fuoco e le scintille, né lo schermo rotto o i controlli fumanti. L’ultima cosa che notò era un piccolo pannello sulla colonnina di comunicazione che indicava data ed ora. E l’enorme ironia di tutto ciò colpì il suo ultimo barlume di consapevolezza come lo scoppio di un fulmine.

Perché oggi era il 13 settembre 2099.

***

“Base Lunare Alfa chiama Terra. Rispondete Base Terra. Terra, mi ricevete?”

Era inutile. Eva, Ray ed il rimanente personale della Sala Comando si alternarono alla consolle di comunicazione; anche Ken, che normalmente era quasi incollato al suo terminale del Computer Principale, venne a dare una mano alla consolle radio per alcune ore. Ma Terra rimaneva muta, ed il solo segnale che tornava indietro era l’onnipresente rumore di scariche statiche dello spazio.

“Continui a provare, Eva. In qualche luogo, qualcuno deve essere sopravvissuto su Terra. E continui a provare su tutte le frequenze.” Robert cercò di sembrare rassicurante, ma trovò difficile celare l’ansia nella sua voce.

“Comandante, guardi Terra”. Gli occhi della Specialista delle Comunicazione si stavano riempiendo di lacrime. “La sua immagine si è già ridotta ad una sola frazione di quello che era un’ora fa e ci stiamo allontanando sempre di più. Non potremo tornare indietro!”

Robert ordinò alla giovane donna impaurita di fare una pausa e per un po’ anch’egli rimase di turno alla consolle radio. Ma giù nel profondo sapeva che si trattava soltanto di un atto simbolico. In quel momento, ogni segnale radio ci avrebbe impiegato molte ore per viaggiare tra Alfa e Terra.

Lara, i suoi aiutanti e gli infermieri avevano molto da fare. Molto personale di Alfa era stato ferito, alcuni gravemente, durante quelle numerose ore di accelerazione da rompere il collo e con terribili forze G.

Almeno il Professore stava più o meno bene e Lara lo rimandò nel suo alloggio dopo un esame completo, ordinandogli di riposare. Cercò di protestare, ma lei fu inflessibile. “Siamo passati tutti attraverso un’esperienza molto traumatica, Jack, e tu hai preso un brutto colpo sulla testa. Calmati, e non cominciare a girare per la base per vedere dove puoi dare una mano. I sistemi essenziali hanno subito solo danni minori, ed i tecnici se ne stanno occupando senza problemi.”

“Allora immagino che il medico abbia parlato,” disse Jack con un sorriso. “Ma almeno permettimi di cominciare a fotografare le pagine di quel documento Arkadiano, il libro che abbiamo portato da Omega.”

Lara esitò per un momento. “Bene, ma tieni il libro nella camera a vuoto e lascia fare il lavoro al braccio meccanico. E per amor di Dio, siediti mentre te ne occupi.”

Malgrado il rigoroso processo di selezione, malgrado le assicurazioni della Commissione Spaziale di Terra che ogni uomo e donna sulla Base Lunare Alfa erano individui molto specializzati e disciplinati, ci volle più di un giorno per assorbire, in qualche modo, lo shock, il trauma ed il panico generale.

Robert aveva parlato alla base molte volte nelle ore che avevano seguito l’accelerazione violenta della luna fuori della sua orbita, ma ogni volta lo aveva fatto solo per dare questa o quella specifica disposizione. Ed egli poteva sentire che ognuno guardava disperatamente verso di lui per trovare guida e direzione nella loro situazione disperata.

Egli sapeva di non poter posticipare l’inevitabile più a lungo. Raggruppò il suo Staff di comando nel suo ufficio e dopo una breve riunione andò alla sua scrivania e pigiò il bottone che apriva l’ampio muro scorrevole che dava accesso all’enorme complesso della Sala Comando. Una dozzina di occhi lo fissavano con trepidazione, quando il loro Comandante afferrò il suo telecomando e si inserì nel canale generale di Alfa.

“Attenzione, tutte le sezioni di Alfa. È il Comandante Robert Koenig che parla.”

Esitò per un secondo e Lara si avvicinò per posare una mano tranquillizzante sulla spalla del Comandante. Jack guardò Robert e gli fece un rassicurante pollice in su. Il Comandante continuò.

“Come sapete, la nostra luna è stata scagliata fuori dalla sua orbita. Siamo stati tagliati completamente fuori dal pianeta Terra. Attualmente, abbiamo energia, condizioni ambientali idonee e perciò la possibilità di sopravvivere. Se dovessimo cercare di improvvisare un ritorno su Terra, senza traiettorie di viaggio calcolate, senza risorse piene, è mia convinzione che falliremmo.”

Fece una pausa e prese fiato. “Perciò, secondo il mio giudizio, non tenteremo.”

 

Capitolo 6: Circolo chiuso

Jack lavorò alacremente per molti giorni, mangiando o dormendo appena e lavorando quasi ventiquattro ore su ventiquattro. Non era un filologo addestrato, ma il Computer e la Biblioteca di consultazione risultarono essere di inestimabile aiuto.

Talvolta alcune delle espressioni più idiomatiche nella lingua proto-Sanscrita del documento di Omega avevano messo il Computer totalmente fuori combattimento, ed era stata necessaria una decisione umana. Jack cercò di creare delle sue proprie interpretazioni al meglio delle sue capacità.

E la storia straordinaria, persino profonda, che si spiegò di fronte ai suoi occhi lasciò il vecchio Professore stupito, profondamente colpito e dubbioso.

A un certo momento, decise che doveva aver commesso un terribile errore da qualche parte nella sua interpretazione del contenuto del libro di Omega e ricominciò da zero. Scartò la sua intera traduzione iniziale e ricominciò nuovamente a lavorare.

Ma, alla fine, non aveva nessuna alternativa se non accettare quello che aveva scoperto.

Terra ed Arkadia, Arkadia e Terra. Sfidava la logica. Eppure…

Lo scienziato temprato tremò visibilmente quando alla fine trovò il coraggio di entrare nell’ufficio del Comandante, portando una grossa pila di fogli stampati della traduzione.

“È assurdo, Jack! Sei uno scienziato, hai speso la tua intera vita guardando il mondo e l’universo da un punto di vista clinico, logico e scientifico. Ed ora questo? In realtà non dovresti essere così ingenuo!”

Robert era arrabbiato. Jack esitò per un momento, decidendo che avrebbe fatto meglio a tornare al suo laboratorio e tentare di ritradurre e reinterpretare il contenuto del libro di Omega ancora una volta. Ma cambiò idea.

“Robert, se solo tu mi ascoltassi. Tenterò di spiegare la mia teoria, come tu stesso hai detto, in una maniera clinica e logica.”

“Ma ascolta quello che dici, Professore! Stai scartando i principi di causa ed effetto. Stai proponendo che un particolare evento nella storia è accaduto a causa di se stesso. O piuttosto, che due eventi in quello che crediamo essere un flusso lineare del tempo in realtà si sono causati a vicenda. Ciò sfida totalmente la logica!”

Anche Jack alzò la voce. “Comandante, è precisamente perché sono un scienziato, e specialmente un matematico, che sono giunto a queste conclusioni. Osserva i dati statistici, guarda tutte queste coincidenze. Posso ancora considerare una o due coincidenze come puro caso, come una semplice volontà del destino. Ma quando la matematica si trova di fronte ad un travolgente numero di cosiddette coincidenze, queste cominciano a formare un modello statistico. Ed un principio scientifico freddo e saldo detta conclusioni nuove quando ha di fronte una così travolgente evidenza.”

Robert esitò brevemente. “Va bene, Jack. Siediti. Sono preparato ad ascoltarti con mente aperta. Ma non ho molto tempo, qui ci troviamo in una situazione disperata e c’è molto lavoro urgente da fare su Alfa.”

Jack decise di cominciare dai fatti più semplici, quelli che, benché contenessero una quantità di coincidenze sorprendenti, erano ancora relativamente facili da accettare.

“Robert, qui sono i fatti. In primo luogo, il libro che abbiamo trovato su quella luna vagabonda è in parte un diario, ma anche un racconto della storia di Arkadia - lo stesso pianeta visitato proprio da tuo nonno quando Alfa per breve tempo si è trovata alla sua portata tutti quegli anni fa. E Arkadia, come sai, è il pianeta sul quale essi scoprirono le radici della razza umana, quello sul quale quei due membri ribelli dello Staff di Alfa, Luke ed Anna, scelsero di rimanere. La loro storia è una parte ben documentata della nostra stessa storia.”

“In secondo luogo, quello stesso planetoide errabondo, o Omega, quello che ha spinto Alfa fuori della sua orbita intorno a Terra in un gigantesco gioco di biliardo celeste, era una volta un satellite naturale - una luna - che orbitava intorno al pianeta Arkadia, molte migliaia di anni fa.

“In terzo luogo, il complesso sotterraneo che abbiamo trovato su Omega era davvero una base, nascosta alla vista, che è servita come nascondiglio per un gruppo di Arkadiani amanti della pace quando è scoppiata una terribile guerra nucleare sul loro pianeta. La guerra è stata combattuta non solo su Arkadia, ma anche nello spazio intorno al pianeta.

“Il quarto fatto ricavato dal diario: durante un attacco su Omega, l’estensione del quale si può appena immaginare, la piccola luna fu scagliata violentemente fuori della sua orbita. Alcuni di quegli Arkadiani nella loro prigione sotterranea su Omega sopravvissero, ma la loro luna fu lanciata fuori nello spazio, ed ebbe inizio il loro viaggio di molti anni attraverso l’universo.

“E poi c’è questo: proprio la prima pagina del diario di Omega sembra essere stata l’ultima ad essere scritta. L’iscrizione è stata fatta proprio il giorno in cui gli abitanti di Omega finalmente evacuarono la loro base, per stabilirsi su un pianeta simile ad Arkadia. Il fatto che chiamarono il pianeta sulla base del nome del terreno del loro proprio pianeta, e ‘terra’ è la traduzione idiomatica più vicina che sono stato in grado di ricavare, non dovrebbe essere una sorpresa troppo grande. Come ho detto, questo fatto è una parte ben documentata della nostra stessa storia.”

Robert lo interruppe. “Bene, Jack, posso già capire la tua opinione che qui ci siano molte coincidenze sorprendenti. C’è questo racconto storico di una luna errabonda su cui c’è una base presidiata, che rispecchia da vicino la storia della nostra stessa Alfa - qualcosa che è ora accaduto due volte ad Alfa, in effetti. Ma forse l’avvenimento di una luna che esce dalla sua orbita intorno al suo pianeta non è un evento così raro, forse è qualcosa che avviene piuttosto facilmente in ogni parte dell’universo, ed in tal caso dovremmo accettarlo semplicemente come una legge statistica naturale. E sì, posso anche capire la questione dei nomi. Base Lunare Alfa e Base Lunare Omega, o la Prima e l’Ultima, se vuoi. Ma questo è qualche cosa che sono preparato pienamente accettare come pura coincidenza - Alfa era la prima base della Terra sulla Luna, ed Omega era l’ultimo nascondiglio per un gruppo di rifugiati Arkadiani. I nomi sono semplicemente sensati e non credo che ci si possa vedere niente di più.”

Jack sorrise e schiarì la sua voce. “Allora, lasciami giungere alle coincidenze più interessanti, Robert. C’è la questione del numero di persone sulla Luna terrestre come pure sulla Luna di Arkadia, in totale 311 povere anime ogni volta, quando i loro rispettivi viaggi attraverso l’universo hanno avuto inizio. E hai dato ultimamente un’occhiata al numero esatto di persone su Alfa?”

La rabbia iniziale del Comandante si placò e guardò il suo vecchio amico intensamente per alcuni istanti.

Il Professore continuò. “Robert, non cominci anche tu ad avere la sensazione che il velo di ‘coincidenze’ cominci a diventare ora un po’ più sottile? Non è questo il punto dove anch’io, scienziato clinico, non ho nessuna alternativa se non cominciare a credere che non esiste il puro caso? Che qualche essere più grande, una qualche forza misteriosa o ignota, diriga questa immensa opera teatrale celeste nella quale la razza umana sembra essere il protagonista principale?”

Robert si alzò e si diresse verso una finestra, la schiena girata verso il Professore. E rimase in silenzio per un po’.

“Jack, che cos’altro ci dice questo libro, questo diario?”

“Una quantità di cose molto interessanti, Robert, la maggior parte delle quali fondamentalmente già conosciamo, o avremmo potuto indovinare, grazie ai nostri stessi fatti storici noti e alla mitologia documentata della Terra. Per iniziare, il tasso di mortalità sulla Base Lunare Omega fu estremamente elevato, non solo durante la partenza violenta di Omega dalla sua orbita intorno ad Arkadia, ma anche durante i successivi anni andando alla deriva attraverso lo spazio. E contrariamente a quello che inizialmente avremmo potuto pensare, la maggior parte degli Omegani non sopravvisse. In effetti, alla fine solo due di loro sopravvissero per stabilirsi sulla Terra. Un uomo ed una donna. Furono essi a lasciare questi scritti su Omega, furono essi a colonizzare la Terra e ad impiantarvi la specie umana, tante migliaia di anni fa. E sì, Robert, il diario ci dice i loro nomi. I nomi di un uomo ed una donna che, secondo il mito della creazione proprio della Terra, furono i primi essere umani nel mondo. Immagino di non aver bisogno di dirti quali fossero quei nomi…”

Robert si girò e si mise di nuovo di fronte al Professore. “È un racconto straordinario, Jack. Ma ancora un semplice evento lineare nel tempo, in cui un evento segue un altro in una sequenza logica. E devo ammettere che in realtà non capisco le tue precedenti teorie.”

“Allora lasciami ripetere la mia conclusione, Robert. Quella di cui ti ho fatto partecipe quando sono entrato nel tuo ufficio un’ora fa. Sì, i nostri antenati di Alfa hanno stabilito il fatto che la popolazione umana sulla Terra aveva avuto origine su Arkadia. E adesso noi sappiamo anche come quegli Arkadiani hanno raggiunto la Terra e perché il loro viaggio è iniziato nel primo luogo.”

Jack si alzò e si diresse verso il Comandante. “Eppure, quello che sto proponendo, è che l’esatta situazione inversa è altrettanto corretta. Una storia parallela ha avuto luogo anche nella direzione opposta, ma ciò nondimeno una storia altrettanto vera. In altro parole, un gruppo di gente della Terra ha lasciato il suo pianeta, vivendo in una base su una luna vagabonda - Alfa. Alla fine, quella luna raggiunse il pianeta Arkadia. Due di quegli uomini della Terra rimasero su Arkadia, ed impiantarono lì una popolazione umana che alla fine, migliaia di anni più tardi, entrò in guerra contro se stessa. E durante questa guerra un certo numero di Arkadiani scappò su una luna vagabonda, alla fine trovarono il pianeta Terra e vi impiantarono una popolazione umana.”

Il Professore sembrava senza fiato e Robert lo invitò a sedersi di nuovo. Lo raggiunse sul divano.

“Bene Robert, eccolo. Un enorme ciclo ripetitivo. E questi non sono stati semplici eventi notevolmente simili che si sono semplicemente ripetuti, erano lo stesso identico evento, ogni volta. Il tempo non ha fluito in maniera lineare nel futuro, si è ripiegato su se stesso e si è ritrovato di nuovo in un punto particolare dove era già stato. Arkadia è il passato della Terra, e la Terra è quello di Arkadia. E entrambe le asserzioni sono nello stesso tempo vere.”

“Ma perchè, Jack? Quale potrebbe essere lo scopo di tutto questo? Siamo nulla più di una colonia di formiche, tenute come animali domestici senza cervello in un universo artificiale con lo scopo di fungere da macabro divertimento per qualcuno?”

Jack sapeva che ora era il momento di giocare la sua briscola finale.

“La semplice risposta è: no, non sappiamo perché. Buon Dio, Robert, non sappiamo nemmeno quante volte il ciclo, questo circolo chiuso nella storia tra Terra ed Arkadia in cui il tempo si piega, potrebbe essersi ripetuto. Ma so perché sono giunto a queste stupefacenti conclusioni, grazie a un ramo della matematica noto come scienze statistiche. Vedi, di fronte a semplicemente troppe coincidenze, la scienza della statistica richiede che esse siano ridefinite come fatti.”

Robert guardò sorpreso. “Jack, qual è la base di tutto di questo? C’è un’altra coincidenza da questo diario Arkadiano di cui non mi hai ancora fatto partecipe?”

“Sì, Robert. Una coincidenza così profonda che non può essere ignorata. Perché vedi, proprio come la Terra, anche Arkadia aveva una propria storia della creazione. Il diario ci narra un racconto mitologico, tramandato attraverso le generazioni per migliaia di anni su Arkadia, una storia di un uomo ed una donna che apparentemente furono i primi due esseri umani nel loro mondo. E questo è il fatto finale in cui il vaso delle coincidenze comincia a traboccare. Perché quei due Arkadiani originari, l’uomo e la donna nominati nel mito Arkadiano della creazione… Robert, i loro nomi sono Luke ed Anna.”

 

Capitolo 7: Un nuovo testamento

“Entra, Robert.”

Stavano andando alla deriva nello spazio aperto da molte settimane, eppure sembrava che solo ieri Alfa stesse ancora quietamente orbitando intorno a Terra. C’era stato così tanto da fare quando il disastro si era abbattuto. Riparazioni alla base, cura della gente ferita, ed il tempo era trascorso in un baleno. Ma finalmente ebbero l’opportunità di rilassarsi, in qualche modo, non appena il personale traumatizzato della Base Lunare Alfa lentamente entrò in una nuova routine, ciascuno tentando a modo suo di adattarsi a quello che era accaduto.

Robert entrò nell’alloggio di Lara e non poté fare a meno di notare che lei si era rivolta a lui, per la prima volta, chiamandolo per nome. Ciò gli fece piacere.

Lei gli offrì da bere, ed egli accettò con gratitudine. “Per favore siediti, Robert.”

Si sedette sull’orlo del suo letto. “Lara, c’era qualcosa che volevi discutere…?”

Lei lo fissò con un’espressione seria per alcuni momenti. “Sì, le idee del Professore sullo spazio, sul tempo e sul destino. Sai, le sue sorprendenti conclusioni sul diario che abbiamo trovato su Omega.”

Robert fu dapprima sorpreso di sapere che Jack aveva condiviso la sua teoria anche con qualcun altro. Ma ammise a Lara che non aveva ancora trovato il tempo di leggere personalmente la voluminosa quantità di fogli stampati della traduzione. C’erano state semplicemente troppe altre faccende prioritarie che avevano assorbito il suo tempo. Quello che sapeva del contenuto del documento Arkadiano l’aveva appreso dalla sua precedente conversazione con Jack.

“Robert, supponi per un momento che le teorie e le conclusioni di Jack siano veramente corrette. Sì, so che sono sorprendenti, so che sembrano sfidare completamente la logica, ma nell’interesse di questa conversazione, ti prego soltanto di accettarle, per il momento. Ora dimmi, che cosa vedi?”

Non era del tutto certo di quello che lei intendesse dire.

Lei affrontò la questione da un diverso punto di vista. “Non chiederti come è possibile che la storia umana abbia apparentemente seguito un enorme cerchio che sfida la logica. Ma piuttosto, chiediti perché è accaduto. Cerca di guardare al quadro generale. E allora lascia che ti chieda di nuovo - che cosa vedi?”

Egli aggrottò le ciglia, ma non rispose.

“Robert, non ti rendi conto che il cerchio ora si è spezzato?”

Egli guardò nel blu profondo dei suoi occhi, ed improvvisamente cominciò a vederci chiaro.

“Robert, forse lo scopo della storia dell’umanità, fino ad ora, era di sperimentare la vita, di apprendere su noi stessi, di apprendere sulla pace, sulla fede e sulla fiducia e, semplicemente, di crescere. Credo che abbiamo raggiunto quel punto. Credo che l’umanità abbia passato finalmente l’esame. Noi su Alfa siamo stati ritenuti abbastanza maturi per incontrare Omega, ci è stato finalmente concesso di apprendere la piena verità sulla misteriosa ma grande storia dell’umanità. Forse i nostri pochi decenni su Terra sono stati un fatto di secondaria importanza, un punto di ristoro, se preferisci. Ed ora che il cerchio della storia si è spezzato, l’umanità è stata liberata, per procedere nel vero futuro, per incontrare il nostro destino finale…”

Rimasero seduti in silenzio per un po’.

“Vedo che hai iniziato a dipingere.” Robert osservò il cavalletto vicino al tavolo da toeletta di Lara, coperto da un grande telo.

Lei sorrise. “Solo nel mio tempo disponibile, per tenere la mia mente libera. Ma per rispondere alla domanda che hai solo pensato: No, lo potrai vedere soltanto quando sarà finito.”

Lei gli versò ancora da bere.

“Sto dipingendo la faccia di quella vecchia donna, quella a cui il diario Arkadiano si riferiva come alla loro madre spirituale, nel modo in cui io immagino che dovesse apparire. Qual era il suo nome? Ah sì, Arra. Penso che Arra dovesse essere una donna molto spaventata, ma anche molto saggia e coraggiosa.”

Robert era visibilmente sorpreso. Arra? Dove aveva già sentito quel nome? Sembrava familiare, eppure non riusciva ad afferrare dove l’aveva già sentito. Forse da qualche parte in un libro di storia? O forse era semplicemente un’altra coincidenza? Ma era sicuro che prima o poi gli sarebbe venuto in mente.

Più tardi, di nuovo solo alla scrivania nel suo ufficio in penombra, Robert scrisse alcune frasi nel giornale di Alfa, fermandosi ogni tanto, guardando in su e fissando il nulla. Infine smise di scrivere, chiuse il libro e posò la sua penna d’argento sulla copertina nera.

Profondamente perso nei suoi pensieri, il trentatreenne Robert John Koenig Junior, decimo Comandante della Base Lunare Alfa, fissò fuori della finestra del suo ufficio il vuoto dello spazio, cercando. Finalmente i suoi occhi trovarono quello che cercavano: il sole di Terra, ora nulla più di un’evanescente macchia di luce fra milioni di stelle brillanti. “Addio Terra, vecchia amica. Sei stata buona con noi,” bisbigliò.

Prese gli stampati della traduzione del manoscritto recuperato da Omega ed incominciò a leggere.

Caro diario. Oggi diamo il nostro ultimo addio a questo luogo che abbiamo chiamato la nostra casa per così tanti anni...

Fine
Racconto © 2000 di Steven van der Merwe. Ristampato e tradotto con l’autorizzazione dell’autore.

Collegamenti
Message From Moonbase Alpha:
www.space1999.net/~marco/Episodi/Ep49_Messaggio/messaggio.htm
www.fanderson.org.uk/epguides/spaceyr3eg.html
www.space1999.net/~catacombs/main/epguide/txmfma.html
Space: 1999 Fiction Archive (lingua inglese):
http://astele.co.uk/s1999/
Space: 2099 A New Testament (versione originale inglese):
http://astele.co.uk/s1999/stories/fanzine/testament.htm