QUESTIONE
DI VITA O DI MORTE
di Carlo Martinis e Paolo Sarra
"Victor,
che cosa ne pensi?"
"Bah, non ne sono sicuro
ma credo
"
"Cosa?"
"I nostri apparecchi sono progettati per registrare le
funzioni biologiche conosciute da noi. Ma se Russell è rimasto da naufrago su Terranova
per cinque anni, può darsi che fattori a noi sconosciuti di quell'ambiente abbiano
causato in lui una sorta di
adattamento biologico che sfugge ai controlli dei nostri
apparecchi."
"
non sono d'accordo, Victor. E' rimasto lì solo
cinque anni e
ci vogliono miliardi di anni per operare una simile metamorfosi"
"Così abbiamo sempre creduto
sulla Terra. Ma ora
siamo lontani, nello spazio, e dobbiamo cominciare a pensare in modo diverso se vogliamo
adeguarci a questa realta'"
"Talvolta si domandava in quale fase di trasformazione
stesse entrando lui stesso, sicuro che il proprio regresso fosse l'indice non di una
latente schizofrenia, ma di un preciso adattamento a un ambiente radicalmente nuovo, con
una sua logica interna, dove le vecchie categorie di pensieri sarebbero state solo un peso."
James G. Ballard, Deserto d'acqua
I - LA FILOSOFIA - di Carlo Martinis
Sceneggiato da
Johnny Byrne sulla base di un precedente scritto di Art Wallace (tra gli autori di
"Star Trek"), intitolato "The Siren Planet", secondo episodio della
serie per ordine di produzione, "Questione di vita o di morte" è un'inquietante
dramma della decisione o dell'impossibilità di una decisione, alimentato dal conflitto,
incontrollabile dall'uomo, tra opposte e inconciliabili realta' fisiche, qui forse la
materia e l'antimateria cui velatamente e intelligentemente si accenna, senza precludere
un piu' ampio arco di interpretazione (Nel finale la spiegazione che Lee Russell fornisce
alla moglie circa la causa della catastrofe e' piu' allusiva che realmente
chiarificatrice).
Considerato "filosoficamente", l'episodio manifesta forse l'influenza di certo
pensiero orientale, nella sua rivelazione di un universo in cui solo apparenti sono le
differenze e reale è invece l'identita' fra le cose (la continuità tra la vita e la
morte, annunciata dal messaggero Lee Russell, sceso su Alpha per la salvezza del
mondo...). Cosi anche il titolo, col suo aut aut "forte", cui fa da sfondo una
"filosofia" non ancora "illuminata", occidentale e intellettuale, puo'
essere colto nella sua fine ironia... L'episodio è materia carica di riflessi e
suggestioni cinematografiche, simboliche, psicologiche e ovviamente anche scientifiche (di
quest'ultimo aspetto ci si occuperà a parte), tutta una ricchezza che è possibile
scoprire con un po' di disponibilità e pazienza. Intanto va riconosciuta l'influenza
della "nuova fantascienza" e del suo interesse per l'universo
"interno", qualcosa a cui opere come "Spazio 1999" sono debitrici
nella misura in cui tralasciano le battaglie intergalattiche e gli alieni
"cattivi" e orripilanti per considerare il cosmo un immenso teatro in cui il
rapporto con l'alieno, se c'è, rappresenta per l'uomo un'opportunità di conoscenza di se
stesso.
In particolare, "Questione di vita o di morte" (in cui non compaiono alieni ma
forze naturali ostili e incomprensibili, le stesse che tanto spesso sembrano animare
l'uomo medesimo nei confronti dei suoi simili) evoca in certi momenti atmosfere che si
possono rintracciare in opere come "Deserto d'acqua" (romanzo
fantascientifico-catastrofico di J. Ballard), il cui soggetto è la trasformazione di
adattamento biologico e psicologico a un mutato ambiente di sopravvivenza. Direi altresì
che "Questione di vita o di morte" nasconda punti di contatto con alcuni
capolavori del genere cinematografico fantascientifico, precedenti o coevi: l'evocazione
struggente della Natura perduta potrebbe farlo associare a film come "2002 la seconda
odissea" (Silent Running) di Douglas Trumbull, un idillio fantascientifico, da cui
pero' il nostro telefilm (un idillio negato...) si differenzia per il disincanto e
pessimismo con i quali sembra considerare la possibilità del ritorno al passato, alla
natura incontaminata di Terranova; stimolante risulta l'accostamento anche al sofisticato
"Solaris" di A. Tarkovskij (Solaris, il misterioso pianeta che materializza i
desideri umani, cosi come Terranova, forse, interagendo con l'inconscio di Helena, ridà
vita a Lee Russell) o a "Il pianeta proibito" di F. M. Wilcox (ancora una storia
di pulsioni psichiche alla base di inquietanti fenomeni fisici).
E' interessante notare che questo è tra i pochissimi episodi della prima serie che, sia
pure con un' ottica straniante, riveli qualcosa del passato dei protagonisti (da qui,
forse, l'accusa, non so quanto giustificata, di scarsa attenzione alla
"psicologia" dei personaggi, nonostante "Spazio 1999" non manchi
certamente di "contenuto emozionale"...).
Del "potenziale simbologico" di quest'opera si è detto: il riferimento biblico
ad esempio, alla Genesi (con gli alfani che si macchiano del peccato originale cogliendo
il frutto proibito del paradiso terrestre di Terranova, un errore che li condanna a vagare
nello spazio eternamente) mi sembra piuttosto palese e agli stessi personaggi può essere
attribuita una "funzione simbolica", come cercherò di fare qui di seguito in un
tentativo di breve analisi dei caratteri e della relazione tra i personaggi.
Lee Russell è uno degli astronauti della fallita missione Astro
7, destinata a raggiungere Giove (una meta evidentemente considerata nefasta dalla
fantascienza...). Dato per morto, egli ricompare inspiegabilmente a bordo dell'aquila di
ritorno da Terranova, privo di sensi, rivelandosi ben presto motivo di inquietudine a
causa della sua indefinibile natura biologica. Piuttosto interessante è l'evoluzione di
questo "personaggio": lo vediamo all'inizio privo di coscienza, in seguito
capace solo di proferire mezze frasi apparentemente senza senso ("Helena... mi ha
chiamato Helena... solo Helena
"), in un mondo che egli non riconosce. Poi ecco
la sua misteriosa "rinascita", in un momento dell'episodio molto suggestivo: Lee
"chiama" telepaticamente Helena, traendone sostentamento vitale: egli si
"sente" le mani, le porta sul viso, come animato, "concepito" dalla
Russell, assorta in una misteriosa trance (si porta la mano all'anello, forse un simbolo
magico, ripetendo lo stesso gesto compiuto in una scena precedente, nella quale rispondeva
distrattamente alle domande di Koenig sul marito). Poi Lee si alza dal letto, cammina
verso uno specchio dove, vedendo la propria immagine riflessa, scopre se stesso.
La tentazione di vedere in questa scena un riferimento allo "stadio dello
specchio" teorizzato dallo psicanalista francese Lacan (in parole povere, il momento
in cui il bambino, posto dinnanzi allo specchio, comincia a riconoscersi) è forte. In
ogni caso, solo dopo questo riconoscimento di sè Lee è veramente in grado di parlare e
di ammonire gli alfani a non scendere sul pianeta. Dopo l'interrogatorio cui è sottoposto
da Koenig e Bergman, Lee Russell muore, nel ricordo struggente di Helena.
La mia interpretazione riconosce in Helena e John due contrastanti elementi simbologici:
Helena mi sembra infatti incarnare un principio che definirei materno e creativo (non solo
per il misterioso legame psichico col marito ma anche per il contenuto cosmogonico
dell'epilogo, in cui Lee e Helena, riunendosi, fanno rinascere il cosmo...), mentre John
è latore dell'aggressività virile della lotta per la vita e di fatto sarà la sua
decisione di scendere sul pianeta (decisione solo apparentemente "razionale", in
realtà condizionata dalla necessità, per il comandante, di rimuovere un inquietante
elemento di disturbo della "relazione" con la Russell) a provocare caos e
distruzione. Nella figura di Helena, che si svolge tra l'incanto iniziale per la
ricomparsa del marito e la saggia rassegnazione finale, cogliamo il colore caldo di
un'intima vita sentimentale femminile, e se un po' statica appare Helena Russell/Barbara
Bain, la recitazione di Martin Landau disegna un comandante dalla psicologia instabile e
sofferta, quella in cui meglio si riflettono i molti e inconciliabili volti della realtà
(un esempio per tutti: Koenig rientra in sala comando, sembra che si possa finalmente
scendere sul pianeta, c'è buon umore e speranza: "Scenderemo lì, non è vero?"
chiede Sandra al comandante che risponde, rassicurante e apparentemente convinto: "e
che cosa può impedircelo?". Ma è l'illusione di un attimo, immediatamente dopo un
dubbio, un pensiero inquietante turbano John ora seduto alla scrivania...Un fine trapasso
psicologico, suggerito dal colore particolare della musica di Barry Gray).
Concludo osservando che un altro elemento interessante e particolare dell'episodio è
l'elevata tensione fra i personaggi (la controversia, sia pure moderata, tra John e
Victor, quest'ultimo qui nel ruolo positivo di scienziato saggio; il battibecco tra il
comandante e Carter...), una tensione la cui direzione trova sempre in John il suo punto
di origine umano e in Terranova, forse, il suo inizio cosmico.
II - LA SCIENZA - di Paolo Sarra
Ogni uomo si
chiede continuamente: cosa significa vivere, essere vivi? E la morte?
Questi grandi interrogativi hanno sempre creato un senso di inquietudine fin dalla loro
origine. Non esiste una risposta definitiva proprio perché forse la via per giungere ad
essa non è ancora stata individuata. E' altresì vero che la scienza odierna, supportata
da un'avanzata tecnologia, si ritiene in grado, secondo opinione ormai consolidata nella
cultura occidentale, di conoscere i meccanismi biologici che regolano la vita dell'uomo e
quindi la morte. Nella cultura orientale invece la visione è totalmente differente. Non
si cercano risposte in modo deterministico ed univoco ma armonioso ed equilibrato,
sostituendo alla staticità il flusso e il movimento.
Questa puntata, peraltro tra le più riuscite, tiene in considerazione i due aspetti senza
privilegiarne alcuno, ma cercando di fornire una visione articolata ed approfondita; così
facendo i contenuti scientifici non possono di certo mancare.
Sembra quasi naturale il riferimento alla meccanica quantistica non appena l'astronauta
Lee Russell, ritrovato quasi esanime nell'aquila di rientro da Terranova, viene visitato
su Alpha. Gli strumenti che registrano le funzioni vitali dell'organismo inesplicabilmente
non forniscono alcun dato utile sulle sue condizioni fisiche.
Cosa può significare ciò? Beh, il principio di indeterminazione di Heisenberg ci insegna
che nella Fisica classica ossia a livello macroscopico, gli strumenti di osservazione non
esercitano alcuna influenza sugli oggetti misurabili o al più sono causa di perturbazioni
nella misura completamente controllabili dallo sperimentatore.
Se consideriamo invece la dimensione atomica, quantistica la misurazione interferisce,
fino a modificare il fenomeno osservabile creando un'incertezza di misura che impedisce di
avere valori utili.
Come non citare quindi il famoso paradosso del gatto di Schrödinger (1935)? Un gatto
rinchiuso in una scatola che fine farà? Un dispositivo dotato di fotocellula che si
attiva con un fotone emesso da una sorgente di luce è in grado di immettere cianuro
all'interno della scatola minacciando la vita della povera bestiola. Ebbene il gatto
risulterà avere una sorta di condizione vitale indecidibile: vivo e morto
simultaneamente, una coesistenza di vita e morte!! Tutto ciò sembra assurdo!
Consideriamo anche che il cervello è composto da minuscole particelle, e ci si chiede
dunque: esiste un ruolo per la meccanica quantistica nell'attività celebrale? E'
possibile trovare qualche implicazione con essa quando si tratta la chimica dei
neuro-trasmettitori per i segnali nervosi? Secondo alcuni esperimenti compiuti sulla
retina verso la fine degli anni '70 da Baylor, Lamb e Yau, sembra proprio di sì !!
Si può ipotizzare che in qualche zona remota del cervello esistano cellule stimolanti
l'attività celebrale, che risultano sensibili a singoli quanti (fotoni) di luce. Il
dubbio sullo stato fisico di Lee Russell in considerazione di quanto detto appare più
verosimile!
Il professor Bergman sembra confermarlo quando analizza alcune lastre termografiche e
rivolgendosi al Comandante esclama: "Nella prima lastra Lee risulta vivo, nella
seconda morto e nella terza è di nuovo vivo
fai un po' tu!" Come si vede un
enigma difficilmente risolvibile se non si ricorre alla meccanica quantistica!
A tal proposito, un aspetto curioso: il professor Bergman addita a Koenig, illustrando
l'esito delle lastre, la sagoma di una mano dicendo che appartiene alla dottoressa Helen
Russell. Questo particolare fa tornare in mente come, in modo quasi casuale, il fisico
tedesco Röntgen scoprì i raggi X nel 1895: la mano della moglie involontariamente si
frappose tra il fascio dei raggi X ed una lastra fotografica retrostante. Si ebbe così la
conferma che questi raggi possono penetrare il corpo umano ed essere utilizzati in ambito
medico-scientifico.
Per concludere gli approfondimenti della puntata consideriamo l'arrivo su Terranova. Qui
avviene lo scontro tra materia ed antimateria con conseguente sviluppo di energia
distruttiva. Secondo la teoria dei campi di interazione di particelle elementari se una
particella incontra la rispettiva antiparticella dà luogo all'annichilazione. Viceversa
si può avere, in certe condizioni, la creazione di altre particelle (subparticelle). Si
verifica una trasformazione che rivela la coesistenza di due aspetti diversi ed opposti:
annichilazione-morte e creazione-vita. Essi sono interagenti ma separati da una zona che
nella teoria dei campi si chiama vuoto. In questa situazione le particelle hanno
un'oscillazione minima e non interagiscono se non viene fornita una certa energia. Lee
Russell sul finire dell'episodio, si esprime secondo una visione tipicamente orientale
dicendo: "La morte non è la fine della vita ma una sua trasformazione", proprio
come nell'interazione tra particelle la materia diventa energia e viceversa.
Molto interessante per quanto riguarda l'interazione tra particelle è la presenza di
grandezze dette stranezza, incanto, bellezza e verità. Esse sono particolari numeri
quantici scoperti nella II metà degli anni '70 e a cui fa riferimento un certo principio
di Landau (!), Lee (!) e Yung, nomi che hanno una coincidenza così familiare! Inoltre il
paesaggio di Terranova sembra proprio presentarsi con queste caratteristiche così
affascinanti e contraddittorie
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