Destino
preordinato

(l'Arcano e l'Ineluttabile)

  un racconto di: Cristiano Zavaglia
impaginazione e grafica: Marco Vittorini

 

      

 

      

"Base Lunare Alpha: 2445 giorni dall'abbandono dell'orbita terrestre, registrazione della dottoressa Helena Russell.
Il Comandante Koenig, dopo le insistenti richieste del personale di Alpha, ha acconsentito al ritorno del Centro Comando alla vecchia Main Mission ai piani superiori. Il provvedimento di trasferire la sala comando negli interrati della base era stato preso dal Comandante in seguito ad una tremenda pioggia di meteoriti di circa 2 anni prima che aveva seriamente danneggiato la base, non sentendosi più di rischiare l'incolumità dei membri della nostra comunità. Da allora sono stati messe a punto misure di sicurezza contro questi eventi, estremamente avanzate ed efficaci: 2 satelliti attorno alla Luna in grado di monitorare e segnalare oggetti fino ad una dimensione minima di circa 10 metri ad una distanza di 100 milioni di miglia, che possono essere disintegrati da potenti cannoni laser di nuova concezione sparsi sulla superficie lunare nei pressi della base, oppure, per gli oggetti di dimensioni superiori, deviati grazie ad apposite cariche nucleari studiate per lo scopo. Come risorsa difensiva estrema è stato perfezionato uno speciale scudo protettivo sul principio di quello ideato dal professor Bergman qualche anno fa... allo scopo di difenderci da un sole nero. Solo dopo che opportuni test di simulazione hanno dimostrato l'efficacia per lo meno apparente di tali misure, il Comandante ha concesso a noi alphani di potere tornare a svolgere le nostre mansioni nei locali di un tempo... per molti di noi era una questione affettiva... oggi è prevista una sorta di inaugurazione: la riattivazione ufficiale della cara Main Mission...
"

 

I preparativi erano quasi ultimati, la vecchia sala comando era pronta per la riattivazione, tutti erano ai loro posti. Il comandante Koenig dalla scrivania del suo spazioso alloggio comunicante con la sala, era visibilmente emozionato.

"Miei cari Alphani... è con piacere immenso e, non lo nascondo, con un pizzico di emozione, che tra poco renderemo nuovamente attiva la gloriosa Main Mission, luogo di lavoro, di fatiche ma di soddisfazione per molti di noi. La richiesta fatta all'unanimità di ritornare ad operare qui in questo luogo vi fa onore, la considero oltre che di coraggio... un atto d'amore per questa base, che da tanto tempo è divenuta la nostra casa e che ci ha protetto in più di una circostanza dai pericoli provenienti dallo spazio infinito che ci circonda... e nel quale, da qualche parte, speriamo di potere trovare una nuova dimora".

Un applauso fragoroso accolse le parole del Comandante.

"Sandra, vuoi avere tu l'onore di riattivare lo schermo principale?"

"Ma... Comandante...", replicò l'analista Sandra Benes imbarazzata ma onorata allo stesso tempo dalla proposta di Koenig.

Frasi di approvazione e di incitamento sommersero la ragazza di origini ungheresi. "Coraggio Sandra...", insistette Koenig.

"Sì, Comandante... grazie !", disse sorridendo Sandra.

Tese la mano tremante sul tasto che attivava lo schermo e premette il pulsante.

La telesonda inviava agli occhi degli Alphani l' immagine dello spazio circostante che pareva bello come non lo era mai stato prima. Un boato di giubilo riempì la Main Mission. Koenig salì sulla rampa che portava al soppalco e ai grandi finestroni della sala. Quanti pensieri passavano per la sua mente! Rimase a contemplare lo spazio per qualche minuto finché ad un tratto non sentì il tocco di una mano sulla spalla sinistra. Trasalì, ritornando alla realtà.

"Helen...", il Comandante si voltò appoggiando le labbra sulla fronte della dottoressa.

"John, a cosa stai pensando?"

"A tutte le vicissitudini e alle peripezie trascorse in questi quasi sette anni di viaggio... sette anni di un'odissea che chissà mai se avrà una fine. E poi questa sala..."

"Ho capito", lo interruppe Helen ,"ti ho visto come li osservavi con malinconia".

"Lo vedi che sono come un libro aperto per te? Sì, vedere Tony e Maya seduti ai posti di Paul e Kano... mi fa un certo effetto. E Victor? Quando salivo le scale di questa rampa spesso in cima lo trovavo già qui, anche a lui piaceva perdersi nelle sconfinate immensità dello spazio, diceva di rilassarsi molto. Mi manca l'acume dello scienziato, l'arguzia della persona... e l'affetto di un amico..."

Cinque anni prima, quando la Luna lasciò il sistema solare di Arkadia dove Luke Ferro e Anna Davis avevano voluto stabilirsi ad ogni costo, un enorme asteroide venne individuato dai sensori a lungo raggio. I primi dati stimati dal computer facevano supporre che l'oggetto fosse composto da Titanio, come la Luna, ma anche in percentuali minori di Milgonite e Tiranium, due minerali di estrema importanza per l'utilizzo medico-scientifico. In più un terzo minerale di natura sconosciuta pareva essere presente nella costituzione dell'asteroide. Questi elementi convinsero il Comandante ad inviare sul posto un'Aquila equipaggiata per lo studio completo del grosso meteorite, con lo scopo anche di prelevarne dei campioni. Paul e Kano vollero far parte a tutti i costi dell'equipaggio, portando a sostegno delle loro ragioni che era da tempo che non si "sgranchivano un po' le ossa". Victor dal canto suo non si sarebbe perso per nulla al mondo la visione da vicino dell'asteroide.

Koenig non ebbe nulla in contrario e inviò altre 2 persone, i coniugi Cliff e Barbara Jones, come aiuto pilota di Paul il primo e come coadiuvante del professor Bergman la seconda. Tutto procedeva senza intoppi, ma quando Aquila 9 si trovava ormai nelle vicinanze dell'asteroide la Luna subì un'improvvisa ed inspiegabile accelerazione gravitazionale, aumentando repentinamente la propria velocità. Gli abitanti della base furono scaraventati violentemente a terra, fortunatamente senza gravi conseguenze per nessuno. Sandra fu sorprendentemente la prima a riprendersi dallo shock, comunicando ad Aquila 9 ciò che era appena accaduto, con le lacrime agli occhi. Pareva infatti evidente dopo un rapido calcolo del computer che i 5 membri dell'equipaggio di Aquila 9 non ce l'avrebbero mai fatta a tornare alla base. Erano troppo distanti. Ci furono solo quattro minuti, prima di essere fuori portata dalle comunicazioni radio, per uno struggente saluto di addio, tra gli Alphani di Aquila 9 e la sala comando della base.Tutti avrebbero voluto dire qualcosa di più delle frasi ripetitive e sgangherate che uscivano fuori causa la rabbia, il dolore e la disperazione.

L'ultima frase registrata fu di Victor: "John... promettimi una cosa: continua a guidare la nostra comunità come hai fatto fino ad oggi... con il carisma e la grande carica umana che ti hanno sempre contraddistinto! Le 238 anime rimaste sulla base non potrebbero avere una guida migliore! A noi invece rimane ancora una speranza... tentare di atterrare su Arkadia."

Le trasmissioni a quel punto si interruppero.

Tanya rivolta al comandante con uno sguardo carico di speranza disse: "Ma certo, Arkadia!!!".

E Carter, di rimando: "Non hanno abbastanza carburante..."

"John", continuò Helen, "ti capisco perfettamente, credi che gli stessi pensieri non siano venuti anche a me? Questi locali di Alpha in particolare, rievocano ricordi... ma passati purtroppo! Lavoriamo affinché ce ne possano essere di nuovi da ricordare in futuro, magari da raccontare ai nostri figli!"

Koenig sorrise ad Helen. Aveva ragione lei. Aveva pronunciato una parola magica: figli. Tutti quegli anni di permanenza nello spazio, avevano mostrato le prime deleterie conseguenze sulla salute psico-fisica di alcuni Alphani. Ben undici decessi si erano registrati negli ultimi 12 mesi, 4 dei quali dovuti a crisi depressive passive sfociate in dei suicidi, i restanti causati purtroppo dalla pazzia improvvisa di un membro della sicurezza che con il laser in dotazione sparando all'impazzata aveva causato la morte di sei persone per poi alfine togliersi la vita egli stesso.

Alla luce di tutto ciò la dottoressa Helen Russel iniziò a chiedersi se non fosse giunta l'ora di tentare di mettere al mondo dei figli. Di quel passo la comunità avrebbe corso addirittura il rischio di estinguersi! Inoltre gli sciagurati decessi degli ultimi mesi davano, come unica nota positiva, qualche speranza per i sempre meno efficaci impianti di riciclaggio di riuscire a sopperire al fabbisogno di eventuali nuove nascite su Alpha. Tanto più che ormai gli anni passavano e così pure la fertilità delle donne della base subiva un lento ma inesorabile declino.

Tuttavia analisi effettuate sull'intero personale della base, avevano dimostrato come tutti fossero biologicamente più giovani rispetto alla propria età anagrafica di circa 4 o 5 anni, come dire che per il metabolismo di rigenerazione cellulare degli Alphani fossero passati più o meno un paio d'anni di tempo dall'abbandono dell'orbita terrestre. Il fatto sorprendente era sicuramente dovuto alle conseguenze relativistiche del diverso trascorrere del tempo nello spazio a velocità prossime a quella della luce, a causa delle diverse deformazioni spazio-temporali attraversate inspiegabilmente dalla Luna.

"Helen", continuò Koenig, "hai già individuato le potenziali coppie che potrebbero desiderare un figlio qui sulla base lunare Alpha, pur sapendo di doverlo crescere in un ambiente sterile ed artificiale?"

"Sì, John, dopo mesi di accurati test psico-fisici credo di avere individuato alcune coppie. Sarà il computer a scegliere le prime due, non è vero?"

"Sì. E' l'unico modo per rendere la scelta insindacabile e la più imparziale possibile."

Lo sguardo del Comadante si perse di nuovo nel vuoto. "Helen, vieni, andiamo un momento nel mio alloggio."

Ridiscesero velocemente la rampa di scale, e attraversarono la Main Mission.

"Helen, non riesco a togliermi dalla mente il caso di Jackie Crawford e di sua madre."

"Lo so, John", cercò di consolarlo la dottoressa, appoggiando le mani sul suo petto,"ma i loro decessi sono avvenuti per cause rimaste misteriose, a mio parere imputabili all'interferenza corporea operata da Jerek e dalla sua compagna".

"Ma se in realtà le cause fossero dovute ad altro, al fatto che concepire figli e partorire qui nello spazio, su Alpha, sia in qualche modo... letale! Non so, forse non dovrei acconsentire, forse..."

"John", lo interruppe Helen, "ne abbiamo già discusso ampiamente, abbiamo esaminato tutte le variabili, è contro ogni logica probabilità ti pare? Vuoi forse che invecchiamo qui, senza dare un futuro, una speranza alla nostra comunità? Non sappiamo quando troveremo un pianeta ospitale là fuori..."

"Ma fino a che punto, è giusto mettere al mondo dei figli qui su Alpha in un ambiente artificiale, sapendo che dovranno in prospettiva affrontare un mare di problemi, non potendo avere un'infanzia come la abbiamo avuta io e te Helen! Abbiamo il diritto di decidere per delle creature innocenti?"

"E con quale diritto vorremmo rischiare l'estinzione della vita umana sulla Base Lunare Alpha?", incalzò Helen.

"Lo so", sospirò Koenig, "noi potremmo anche essere gli ultimi terrestri. Per quel che ne sappiamo! Sulla Terra dopo il cataclisma che ha catapultato la Luna fuori dalla sua orbita stavano verificandosi eventi catastrofici... non dimenticherò mai quell'ultimo scarno notiziario! Ma ora come non mai sento il dubbio assalirmi. Helen... ho paura!"

Sì. Forse per la prima volta da quel 13 settembre infausto, la forza di volontà che aveva sempre contraddistinto John Koenig cominciava a vacillare. La dottoressa Russel se ne era resa conto. In fondo anche lui poteva cominciare a soffrire i sette anni di viaggio nello spazio. Sette anni al timone della Base Lunare Alpha, con il peso di tutte le responsabilità, prima fra tutte quella delle vite di quasi 300 persone. Non era facile mantenere la necessaria freddezza e lucidità per tutto quel tempo, neppure per uno dello spessore caratteriale di Koenig.

D'altra parte chi altri avrebbe mai potuto dirigere la base meglio di lui? Nessuno su Alpha avrebbe potuto dare una risposta.

"John", sorrise Helen, "è normale porsi tante domande, avere dei dubbi, delle remore... e anche dei timori. E' normale per un comandante che abbia a cuore il destino del proprio personale!"

Koenig abbracciò la sua compagna e la baciò.

Tony Verdeschi non era certo quello che si può definire un romantico. A dispetto delle origini italiane, non aveva ereditato la fama di corteggiatore di donne dei suoi conterranei. Era però follemente innamorato di Maya, la bella Psyconiana tratta in salvo dall'esplosione del suo pianeta di origine qualche anno prima, la quale si era integrata alla perfezione nella comunità, peraltro togliendo dai guai i propri amici in più di una occasione grazie alle proprie doti di "transmuta". Tony era consapevole che lei nutrisse gli stessi sentimenti per lui, ma quel dannato orgoglio che lo contraddistingueva gli impediva di lasciarsi andare e dichiararsi apertamente come Maya avrebbe voluto. Infatti lei contraccambiava con la stessa incostanza e ambiguità quell'atteggiamento spavaldo e a volte addirittura apparentemente disinteressato nei suoi confronti. Ma Tony la amava. Non ricordava di avere mai amato nessuna donna sulla Terra quanto lei. Eppure faceva di tutto per non dimostrarlo. E forse cominciava a comprendere che era giunto il momento di finirla con tutta quella messa in scena. Maya cominciava ad ignorarlo! Addirittura aveva la sensazione che cominciasse ad nutrire simpatie per Dave Carrington, un sedicente cow-boy borioso e pieno di sé.

Dimostrarsi geloso? Mai!

L'orgoglio. Nonostante tutto, era sempre stato più forte di lui, l'orgoglio! Quel giorno però Tony Verdeschi prese una decisione. Si recò all'alloggio di Maya che in quel momento era fuori servizio. Un bip familiare la distolse dalle sue letture.

"Maya... posso?"

"Tony! Entra pure!" Maya estrasse il commlock dal supporto di ricarica e aprì la porta.

Verdeschi entrò titubante. "Ciao... Maya..."

"Tony... che ci fai qui? Non dovresti essere in servizio in questo momento?

"Sì... in effetti è così... però ho chiesto a Frazier la cortesia di sostituirmi."

"E... per quale motivo?"

Tony si sedette. Sentiva il cuore battere all'impazzata. Inspirò profondamente. "Vedi Maya... ecco... stamani ho parlato col Comandante in merito ai turni di servizio che svolgo. A mio parere occorre un turnover tra me e Bill sulla tipologia di orari di lavoro e sulle nostre mansioni alla Main Mission... e John, non ha avuto nulla in contrario a modificare i turni."

"Continuo a non capire," rispose Maya.

"Dannazione!", pensava tra sé Tony, "rischio di rovinare tutto ancora una volta..."

"Maya, il fatto è che quando sono in servizio ho sempre la testa altrove, mi sento deconcentrato... apatico... infelice! E sai perché? Perché non faccio altro che pensare a te, in ogni momento, continuamente..."

"Tony..." Maya era sorpresa. Si sentiva confusa. Lusingata.

"Ti prego Maya, fammi continuare. Sono stato un egoista, uno stupido presuntuoso che non ha mai voluto tenere veramente in considerazione, quali potessero essere i tuoi desideri, le tue esigenze... ho sempre sorvolato sul significato di molti dei tuoi sguardi, come se non li avessi afferrati. Non è giusto da parte mia trattarti in questo modo. Non lo è stato. A te non serve un compagno orgoglioso ed ostinato, serve qualcuno che ti parli, che voglia conoscere veramente il tuo io, i tuoi interessi, le tue paure... le tue gioie... Maya io ti amo! Ti amo con tutto il mio cuore, con tutta la mia mente, con tutta la mia anima! Non posso averti vicina solo quando i nostri turni di sevizio coincidono. Non ce la faccio a stare lontano da te... Maya... ho bisogno di te!"

"Oh, Tony... " Si sentiva tremare, il cuore le batteva forte. Stava per piangere dalla gioia. Quante volte aveva sognato questo momento!!!

Tony appoggiò le mani sui fianchi di Maya portandola a sé dolcemente. Appoggiò le labbra a quelle di lei con garbo e Maya rispose allo stesso modo.

Avrebbe voluto far durare quel momento in eterno. Continuarono a baciarsi ma con passione crescente. Troppo tempo i due innamorati sentivano di avere sprecato!

In sala comando tutto stava procedendo tranquillamente ed alla perfezione, ad un mese esatto dalla riattivazione. Gli addetti alla zona nevralgica di Alpha si sentivano a loro agio in quei locali.

Non fosse stato altro per gli spazi enormemente più ampi rispetto alla sala del piano sotterraneo.

Venne Sandra a dare il cambio a Yasko. "Yasko puoi andare, è il mio turno di servizio."

"Ma...", obiettò la giapponese,"...manca ancora più di mezz'ora!"

"Vai pure ti dico.Ultimamente hai lavorato davvero troppo!"

"Beh, cosa vuoi che ti dica Sandra? La fatica si sente molto di meno qui alla Main Mission, avevi proprio ragione tu!"

"E tu non mi credevi vero? Bisogna dare ascolto a chi ha qualche anno in più di esperienza!" disse Sandra sorridendo. Yasko si alzò dalla sua postazione ridendo e si diresse al proprio alloggio.

Nello stesso istante giunsero Tony e Maya per il loro turno di servizio.

"Oh - ooooooooohhhh!!!", esclamò Frazier, "ecco i nostri due piccioncini pronti all'azione! Spero non abbiate fatto... ehm... turni di straordinario, altrimenti come farete ad arrivare a fine giornata?"

Una fragorosa risata esplose in sala comando.

"Ehi Bill, lo vuoi subito un cazzotto sul naso oppure lo preferisci al prossimo cambio?" rispose Tony fingendosi risentito.

"Ehm... temo di più l'ira di Maya! Chissà in quale strana creatura dello spazio sarebbe capace di trasformarsi? Brrrr... Alibe andiamocene, meglio cedere il posto in silenzio ai nostri sposini. A proposito, a quando i confetti?"

"Bill...", disse Maya divertita, "lo sai che cosa è un Krell?"

"No! E non lo voglio sapere! Prego! Le console sono tutte vostre!"

Il cambio di turno con Frazier e Alibe fu effettuato tra l'ilarità generale.

Koenig aveva osservato divertito entrambe le scene dalla sua scrivania. Si sentiva orgoglioso del proprio equipaggio. In tutti quegli anni non erano mai mancati lo spirito di corpo, l'attaccamento al lavoro e la disciplina, nonostante le numerose difficoltà incontrate. La Base Lunare Alpha era ancora viva, grazie all'orgoglio e al coraggio dei membri della comunità.

Il tempo.

Gli anni.

Queste ora erano le più grandi preoccupazioni di Koenig. Fino a quando avrebbero potuto resistere? Fino a quando?

Ad un tratto la voce di Sandra scosse tutti da quel clima sereno e rilassato.

"Comandante!"

"Che succede Sandra?"

"Noi non ce ne stiamo rendendo conto, ma stiamo cambiando direzione... molto lentamente! Almeno così mi dicono i sensori!"

"E' vero Comandante!" , intervenne Maya , "il computer sta rielaborando i dati ed ha confermato il cambio di traiettoria della Luna!"

"La causa? Attrazione gravitazionale?"

"Sì, il computer sta cercando di individuarne la provenienza…ecco! Coordinate H7 244-YD 951"

"Tony! Tele sonda in quella direzione!"

"Subito John!"

Lo zoom di uno dei potenti satelliti artificiali in orbita attorno alla Luna, stava materializzando sullo schermo principale una forma. Un astro.

"Potenze celesti!", esclamò Koenig.

"Non ci posso credere!", gli fece eco Carter. "Il Sole Nero!"

"Un sole nero...", disse Maya, "certo, ha tutta l'aria di esserlo! Bisogna però prima calcolare..."

"Macchè calcolare!" la interruppe Carter, "quello è un sole nero, o meglio è Il Sole Nero!!!"

"Ma Alan, come fai ad esserne certo?"

"Maya, chiedilo a chiunque di noi e te lo confermerà! Per causa di quella cosa... ho perso il mio caro amico Ryan, uno dei migliori piloti di Alpha!"

Certo. Maya ora ricordava dell'incredibile avventura, che Tony le aveva raccontato, capitata alla base 6 mesi dopo avere abbandonato l'orbita della Terra. Un racconto davvero fantastico.

"Sandra, fai tenere monitorato l'astro ed eventuali mutazioni nelle forze gravitazionali!"

"Sì, Comandante!"

"Tony! Convocazione dei capi sezione fra dieci minuti!"

"Subito John!"

Incredibile. Koenig non sapeva trovare altro aggettivo a quella situazione. Mano a mano che i capi sezione affluivano attorno al tavolo delle riunioni, un'infinità di pensieri gli balenavano nella mente.

"John..." Il volto del dottor Russel gli apparve sul commlock.

"Sì, Helen?"

"Ci siamo tutti. Siamo pronti."

"Arrivo subito!" Koenig diede un ultimo sguardo al Sole Nero dal soppalco della sala comando. Discese velocemente le rampe di scale e si recò nel suo alloggio.

"Eccomi! Molto bene, possiamo iniziare. Dunque Maya, il computer ha effettuato tutti i calcoli del caso?"

"Sì comandante, ed è confermato: rotta di collisione con il Sole Nero tra 67 ore e 15 minuti circa."

"Sandra", continuò Koenig , "hai avuto tempo di completare le analisi dei dati?"

"Sì comandante, l'attrazione gravitazionale è per il momento costante, ma considerando già quello che era accaduto 7 anni fa... dovremmo accelerare gradualmente ma inesorabilmente."

"Tony, tutte le sezioni di Alpha, il sistema di mantenimento e le centrali nucleari in particolare funzionano regolarmente?"

"Sì. Non ci sono guasti od anomalie di nessun tipo."

"Helen, tutto a posto al centro medico?"

"Tutto a posto, John. Nessun paziente ricoverato."

"Molto bene. Alan, le Aquile negli hangar sono a posto?"

"Sì John, tutte regolarmente efficienti! Gli stabilizzatori di Aquila 7 sono stati definitivamente riparati ieri. Non avrai intenzione di evacuare la Base spero!"

"Certo che no, Alan! Dobbiamo considerare quello che accadde 7 anni fa. Riuscimmo a passare indenni e non credo solo grazie allo schermo protettivo ideato da Victor... fu un mistero, un enigma... un'esperienza che credo abbia colpito tutti noi.
E lo stesso Sole Nero o almeno sembra, è ancora lì! A miliardi di miglia da dove l'avevamo lasciato! Bisogna effettuare delle scelte! Infatti non è detto che questa volta ci vada altrettanto bene. E questa è una decisione che non mi sento certo di prendere senza prima avere sentito il parere di tutti voi. Tony? Tu che ne pensi?"

"John, io credo che noi tutti si debba restare su Alpha. Alla luce di quanto già successo 7 anni fa, le probabilità sono a nostro favore."

"Sandra?"

"Comandante, la penso così anche io. Basterebbe riprodurre lo schermo del professor Bergman nella speranza che l'espediente funzioni ancora."

"Helen?"

"Sono d'accordo!"

"Maya?"

"Comandante, è la cosa migliore."

"Alan?"

"E me lo domandi pure John? Siamo rimasti uniti tutti questi anni e se devo morire... preferisco farlo accanto ai miei compagni!"

Koenig sorrise commosso. Come era stato diverso l'atteggiamento di Carter 7 anni prima. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di pilotare l'Aquila di salvataggio preparata per portare in salvo 6 membri di Alpha e il caso volle che il computer designò il suo nome. Alan da allora era maturato tantissimo.Come il resto del personale della Base.

"Maya, predisponi la costruzione di uno schermo protettivo identico a quello progettato 7 anni fa dal nostro Victor. Nella memoria del computer troverai tutto, in fondo si tratterà di modificare e potenziare lo scudo antimeteore."

"Sì, Comandante!"

"Ora...", continuò Koenig , "...non ci resta che comunicare al resto della base la decisione presa..."

I preparativi per il perfezionamento dello scudo protettivo erano stati ultimati, ed anche i test di verifica sull'efficacia dello stesso erano già stati effettuati con successo. Tutta la base attendeva con trepidazione il momento del passaggio attraverso il Sole Nero che era ormai imminente. Il freddo stava ormai diventando insopportabile esattamente come 7 anni prima.

Il computer era stato disattivato così come tutti gli altri servizi ed impianti della base. Tutta l'energia doveva essere concentrata sullo scudo. Solo qualche monitor era rimasto attivo, per permettere agli Alphani, imbacuccati negli scafandri, di seguire il conto alla rovescia.

"Ventisette minuti e 15 secondi al momento del contatto comandante!"

"Grazie, Sandra. Ora puoi raggiungere gli altri al piano inferiore."

"Ma Comandante... intende davvero rimanere qui in sala comando da solo?"

"Sì, Sandra. Ho pregato Maya e Tony di unirsi agli altri. Ed hanno accettato senza fare troppe obiezioni. Solo Helen si era rifiutata, ma alla fine ha compreso anche lei."

"Ho capito. Vado subito. Ce la faremo! Ne sono sicura!"

Sandra si avviò. Provava tanta ammirazione e rispetto per John Koenig, a tal punto che era rimasta tra i pochi a continuare a dare del "lei" al comandante della base.

John Robert Koenig, il nono comandante della Base Lunare Alpha, era rimasto in sala comando ad attendere gli eventi e le conseguenze del passaggio all'interno del Sole Nero, ma questa volta solo.Qualche anno prima aveva condiviso con Victor Bergman un'esperienza profonda e misteriosa ed in cuor suo sperava di poterla rivivere.

Trasalì. La porta del della sala si aprì ed Helen Russel entrò.

"Non dire nulla, John. Lo so che non approvi... ma voglio rimanere accanto a te questa volta!"

"Helen, in realtà mi fa piacere che tu sia qui... spero solo che vada tutto bene come sette anni fa."

Si abbracciarono e si baciarono. Il legame che oramai li univa era davvero troppo forte.

Helen si voltò verso il monitor del computer che scandiva il conto alla rovescia.

2 minuti e 30 secondi e avrebbero avuto la risposta. Si sedettero l'uno accanto all'altra e si sorrisero a vicenda. La Luna stava per entrare nel Sole Nero.

E accadde. Accadde quello che John Koenig aveva sperato accadesse. Tutte le cose attorno ai due alphani parevano deformarsi, risplendere di luce propria. Nessun suono. L'oblio. La pace.

"John..." Helen guardandosi le mani si accorse che erano raggrinzite, magre ed ossute. Si toccò il viso. Era rugoso, come quello di Koenig. Ma non ne era spaventata, stranamente si sentiva libera... rilassata... quasi felice. "John... riesco a percepire i tuoi pensieri!"

"Lo so, Helen... non è meraviglioso?"

"Sì... meraviglioso! Forse questa è l'anticamera della morte... se così fosse...sarei felice di terminare così il mio tempo... i miei giorni..."

"Non è ancora il tempo!", obiettò una voce.

Una voce che proveniva dallo spazio? Dall'interno di loro stessi? Non avrebbero saputo rispondere. Incredibile.

"La voce!", esultò Koenig , "La voce!!"

"Chi sei?", non poté fare a meno di chiedere Helen.

"Ho guidato ed osservato il cammino e l'evoluzione della vostra specie da migliaia di anni... dalle prime popolazioni del pianeta Arkadia, al primo tentativo di autodistruzione della vostra razza, dall'esodo verso il pianeta Terra che è costato il quasi azzeramento della prima civiltà, che sfociò nelle antiche civiltà egizie e mesopotamiche, fino al secondo tentativo di autodistruzione che ha causato l'uscita di questa luna dalla sua sede naturale..."

Koenig ed Helen ascoltarono sbalorditi le incredibili informazioni che la voce misteriosa stavo loro rivelando. Non potevano crederci! Seguirono alcuni interminabili secondi di silenzio, poi Koenig trovò la forza di replicare.

"Voce, che a noi non vuoi rivelare la tua identità... spiegaci meglio. Arkadia? Gli Egizi? La Luna? Vuoi forse dire..."

"Voglio dire... esattamente ciò che hai intuito John Koenig!"

"John...", continuò Helen sempre con la sola forza del pensiero, "su Arkadia avevamo già compreso l'origine della nostra civiltà... ora ci viene rivelato che forse tutto aveva uno scopo, che tutto faceva parte di un piano prestabilito..."

"Arra!", la interruppe Koenig, "anche Arra ce lo aveva già rivelato! Tutti i tasselli di un incomprensibile e grandioso mosaico stanno forse trovando il loro posto."

"Anche questa volta John Koenig c'è del vero in quanto pensi. Le vostre peripezie, assieme all'errare di questa Luna attraverso lo Spazio infinito, hanno infine raggiunto lo scopo."

"Lo scopo? Quale scopo?", domandò Koenig.

"...Più di uno...", continuò la Voce, "in tutto questo tempo... molte delle vostre vicissitudini... non sono state frutto solo del caso. Ma ora devo lasciarvi. Nuovi orizzonti e un nuovo futuro si prospetta per la vostra specie! Non sprecate quella che potrebbe essere la vostra ultima possibilità!"

"Aspetta, non andartene!!", implorò Koenig.

"Addio, John Koenig, ultimo comandante della Base Lunare Alpha, addio dottor Russel sua fedele compagna... e ricordate... fate tesoro degli errori del passato... ricordate..."

La Voce si spense in un eco così come era venuta. Una luce abbagliante avvolse d'improvviso la sala Comando. Koenig ed Helen si dovettero coprire il viso con le mani per non rimanere accecati. Le loro menti erano confuse, si sentivano storditi e incapaci di pensare.

Poco dopo il bagliore scomparì. I due alphani si ritrovarono faccia a faccia, i loro lineamenti erano tornati quelli di sempre.

Si abbracciarono.

Sette giorni dopo l'attraversamento del Sole Nero, la base stava tornando in perfetta efficienza in ogni suo reparto. I guasti alle apparecchiature causati dal passaggio all'interno del misterioso Astro erano stati quasi completamente riparati. Koenig dalla sua scrivania stava osservando le immagini dello spazio circostante che il grande schermo stava trasmettendo. Stava ancora pensando alle frasi pronunciate dalla Voce misteriosa, che in effetti erano parse di buon auspicio, anche se i ricordi delle cocenti delusioni passate non incoraggiavano certo a coltivare rosee speranze per il futuro.

La voce di Maya lo distolse dalle sue riflessioni.

"Comandante, il computer sta elaborando i dati provenienti da una stella di un sistema solare a cui pare ci stiamo avvicinando!"

"Sandra, puoi confermare i dati di Maya?"

"Ci sto lavorando Comandante, tra poco lo sapremo!"

"Tony, i sensori a lungo raggio sono stati collaudati?"

"Non ancora John, erano davvero conciati male, ma siamo in dirittura d'arrivo."

"Dì a quelli della sezione tecnica che si diano da fare, ne avremo presto bisogno!"

"Alan, le Aquile sono tutte efficienti?"

"Tutte! Dalla prima all'ultima!"

"Comandante!", intervenne Sandra, "dati confermati! Ci stiamo avvicinando ad una stella di grandezza simile al nostro vecchio Sole, distanza stimata circa nove milioni di miglia e pare che tra i sette pianeti che ruotano attorno ad esso... ve ne sia uno di tipo terrestre, il terzo!"

"Magnifico!", commentò Koenig, "appena sarà operativa, non vedo l'ora di puntare la telesonda verso quel pianeta! Il terzo eh? Speriamo ci porti bene..."

"Attenzione!", ribatté Maya allarmata, "il computer sta segnalando una graduale accelerazione della Luna che però non può essere giustificata dall'attrazione di quella stella, siamo ancora troppo lontani!"

"Infatti!", concordò Koenig, "cerca dunque di investigare su eventuali fonti di attrazione nello spazio circostante!"

"John!" La voce di Carter era emozionata e insolitamente titubante. "Io credo di sapere dove ci stiamo dirigendo... io lo so!"

"Ma Alan!Che dici? Come puoi saperlo?"

Carter puntò l'indice della mano destra sulla zona in basso a destra del grande schermo. "Guardate... guardate tutti! Riconosco la forma di quella nebulosa! La vedete?"

Tutti in Sala Comando fecero come chiedeva l'esperto astronauta. Osservarono attentamente, ma nessuno trovò nulla di familiare in quelle immagini.

"Vi dico che ne sono sicuro! Maya perché non provi a spremere le meningi di quel dannato computer?"

Koenig fece un cenno di assenso alla Psyconiana.

"Procedi pure, ormai siamo sufficientemente vicini per delle comparazioni!"

Maya avviò un'inquiry della memoria del computer, sulla base dei dati ricevuti.

Koenig si avvicinò alla postazione di Carter e gli appoggiò una mano sulla spalla. "Dunque Alan... secondo te dove ci staremmo dirigendo?"

"Beh, forse è meglio attendere il responso del computer. Dopotutto meglio essere certi prima di dire cose che potrebbero fare solo del male!"

Koenig sorrise al pilota numero uno della Base Lunare Alpha , ma in cuor suo questa volta proprio non lo capiva!

"Comandante!". Maya ebbe un sussulto.

"Ebbene?"

"Alan ha ragione! I dati di quella stella e non solo, ma anche dello spazio circostante, sono già nella memoria del computer! La Luna si è già trovata in questo angolo di Universo! Pare proprio che ci stiamo dirigendo verso il Sistema Solare..."

"Di Arkadia!" esultò Alan.

L'intera Base era in fermento: la Luna si stava dirigendo per la seconda volta verso Arkadia. La telesonda aveva confermato il contatto visuale con il pianeta e non vi erano più dubbi. Koenig organizzò subito una riunione dei capi sezione per decidere il da farsi. Bisognava agire con raziocinio e senza farsi prendere dalla fretta e dalla frenesia. Quella era un'incredibile opportunità per scoprire se Luke Ferro e Anna Davis fossero riusciti a sopravvivere su quel pianeta, ma non solo: si sarebbe potuto far luce sulla sorte dei cinque sfortunati membri della spedizione verso l'asteroide, anche se le speranze che Aquila 9 fosse riuscita a raggiungere il pianeta erano davvero esigue.

Inoltre il computer aveva stimato attorno ad un 70% la probabilità per la Luna di entrare in un orbita fissa intorno ad Arkadia ed era chiaro che non poteva trattarsi di una coincidenza. Alla fine Koenig dopo avere consultato i capi sezione, predispose un piano di perlustrazione dello spazio circostante per mezzo di tre Aquile scortate a loro volta da altrettante tre per garantire il rifornimento di carburante necessario.

Appena la Luna ebbe raggiunto il punto in cui le comunicazioni tra Aquila 9 e Alpha si erano interrotte venne dato il via all'operazione. Carter che si trovava a bordo di Aquila 1 assieme al Comandante, cominciò a tempestare di comunicazioni radio il quadrante di spazio in direzione del pianeta, di concerto con Tony, che su Alpha assieme agli altri membri della base stava seguendo con trepidazione ogni fase della ricerca. Dopo vari tentativi e dopo avere effettuato l'approvvigionamento di carburante, Koenig fece rientrare le Aquile di rifornimento. A dirigersi verso Arkadia rimase quindi solo Aquila 1.

Purtroppo le ore passavano ma nessun segnale di risposta era stato rilevato. "E' naturale!", commentò Koenig, "se il relitto di Aquila 9 si trovasse qui nello spazio... non voglio nemmeno pensarci! D'altra parte se fossero riusciti ad atterrare sul pianeta sarebbero ancora fuori dalla portata delle comunicazioni radio, anche se di poco. Oramai dovremmo entrare nel raggio d'azione delle trasmittenti ,vero Tony?"

"Esatto!", confermò Verdeschi da Alpha, "poche migliaia di miglia e ci siete!"

"Magnifico!", commentò Carter, "forse i nostri appelli non cadranno più nel vuoto!"

"Speriamo Alan... speriamo!"

Koenig era agitatissimo. Aquila 9 non era stata ritrovata e questo teneva in vita qualche barlume di speranza, anche se a distanza di tutto quel tempo trascorso da allora, l'astronave poteva essere finita lontanissima dal pianeta causa la forza d'inerzia.

E Anna? E Luke? Per loro qualche probabilità in più c'era.

Questi erano i pensieri che balenavano nella mente di Koenig, mentre sia Alan che Tony non cessavano imperterriti di inviare segnali di chiamata verso Arkadia, che era sempre più vicina.

Finché...

"Aquila 1 chiama pianeta Arkadia! Luke, Anna, mi sentite? Rispondete!"

"Alan! Sei tu? E' un miracolo! Siamo tutti vivi! Vivi!!!!"

Era la voce rotta dalla commozione e dal tripudio, del professor Victor Bergman.

Scene di giubilo quasi isterico si erano verificate su Alpha dopo il contatto radio avvenuto con Victor. E ancor di più dopo l'atterraggio di Aquila 1 sul pianeta. Si era così appreso come Aquila 9 fosse riuscita a raggiungere Arkadia: il carburante non era certo sufficiente ma grazie ad un'idea di Victor all'abilità di Paul si erano salvati tutti. In pratica il professore aveva suggerito di usare i motori ad intermittenza per risparmiare energia onde potere arrivare per lo meno abbastanza vicini al pianeta per tentare di comunicare con Luke ed Anna. La manovra era rischiosa perché un tale utilizzo dei motori avrebbe potuto danneggiarli se non effettuata con destrezza e precisione, ma grazie alle doti di pilotaggio di Morrow ciò era stato evitato.

Luke ad Anna non potevano credere alle loro orecchie quando sentirono via radio il disperato appello di Aquila 9, tuttavia furono indecisi sul da farsi. Infatti soccorrere i loro compagni avrebbe significato dividere con loro le scorte che erano riusciti a trafugare dal reparto proteine di Alpha e così la loro stessa sopravvivenza e lo scopo di fare rinascere la vita su Arkadia, messi in pericolo. Si accese una lite furibonda fra l'equipaggio di Aquila 9 e la coppia sul pianeta, anche se fu di breve durata.
Ormai consapevoli di essere strumenti nelle mani di un Misterioso Destino giunsero alla conclusione che anche il "naufragio" di Aquila 9 non potesse essere un caso.

Luke decise così di partire e raggiunse Aquila 9 per rifornirla. Il carburante fu appena sufficiente per ritornare su Arkadia, ma la manovra riuscì. Le due Aquile furono così smantellate tranne la radio per sfruttarle al massimo, per la costruzione di una dimora, di attrezzature e altre cose utili per riportare alla vita Arkadia.

E ci riuscirono.

La loro comunità era autosufficiente ,viveva grazie alla coltivazione della terra resa possibile dalle piogge che cadevano generose sul pianeta. Quando Koenig e Carter giunsero su Arkadia rimasero a bocca aperta: Victor, Paul, Kano, i coniugi Cliff e Barbara Jones e Luke ed Anna erano tutti in buona salute ed avevano creato un piccolo giardino dell'eden.

Ed altre due sorprese erano in arrivo. La prima: secondo i calcoli di Victor, solo 2 anni erano passati dal giorno del loro naufragio con Aquila 9, mentre secondo Koenig e gli altri alphani sulla base ne erano passati ben 5. Ma evidentemente il secondo passaggio all'interno del Sole Nero aveva nuovamente modificato i valori del tempo facendoli tornare indietro di qualche anno. Tutto quadrava col fatto che biologicamente secondo le analisi di Helen l'invecchiamento dell'equipaggio della base fosse esattamente identico a quello dei novelli Arkadi.

La seconda: Anna Davis era incinta di 4 mesi e la cosa non fece che aumentare l'euforia già alta di tutta la base.

Furono inviate altre Aquile sul pianeta con a bordo Helen con un equipe medica e l'intera sezione del reparto botanico per verificare le colture destinate all'alimentazione. Seguirono 15 giorni di lavori e di valutazioni. Nel frattempo la Luna si era inserita in un'orbita fissa attorno ad Arkadia e ciò fortunatamente, non aveva influito in alcun modo sul clima del pianeta.

Dalla scrivania su cui era solito impartire i propri ordini John Koenig aveva iniziato il suo discorso. Tutti erano col fiato sospeso.
Gli alphani si erano riuniti attorno ai commpost disseminati lungo i corridoi della base per assistere al momento.

"...ed è per me un onore essere riuscito a guidarvi fino a qui attraverso mille peripezie e i tanti pericoli che lo spazio infinito ci ha riservato. Vorrei ricordare qui assieme a voi, con affetto e commozione, anche tutti i compagni che ci hanno lasciato. Anche loro sicuramente da qualche parte, staranno gioendo per noi... assieme a noi... Vorrei anche ringraziare voi tutti. Uno per uno. Senza la forza e lo spirito di sacrificio di ognuno di voi oggi non saremmo qui. Dopo l'uscita di questa Luna dall'orbita terrestre io feci un appello a voi tutti chiedendo coraggio e disciplina. Ebbene, avete dimostrato ben più di queste doti. Avete dimostrato che l'uomo non si arrende mai neppure di fronte alla morte. Avete fatto emergere ciò che più vi è di buono nella razza umana... non dimentichiamolo ora che stiamo per costruire una nuova civiltà... non dimentichiamolo mai... tutti voi avete sentito ciò che abbiamo udito io ed Helen mentre attraversavamo il Sole Nero. Abbiamo elaborato tutto nei minimi dettagli, la Base Lunare Alpha non sarà smantellata, rimarrà come un monumento per le future generazioni, per non dimenticare le nostre origini, da dove proveniamo. Anzi, non appena avremo provveduto in maniera stabile e sicura al nostro sostentamento, Alpha potrebbe tornare operativa per proseguire nel cammino della scienza e dello studio del cosmo, per il quale originariamente era stata creata.

Ora nell'impartire il mio ultimo ordine saluto i locali di questa base.Un giorno forse qualcuno di noi tornerà, come dicevo, ma prima di allora solo il segnale di identificazione della nostra comunità continuerà a rimanere attivo...

SI DIA DUNQUE INIZIO ALL'OPERAZIONE EXODUS!"

Le celebrazioni all'interno del Palazzo Cellini , del decimo anniversario dell'entrata in orbita della Luna attorno ad Arkadia, stavano volgendo al termine. Victor Bergman visibilmente invecchiato ma sempre arguto e carico di energia stava concludendo il discorso di chiusura dei festeggiamenti. Molte cose erano state realizzate da allora e notevoli passi in avanti erano stati fatti per il rifiorire di una nuova civiltà. Gli oramai ex-Alphani si erano ben adattati alle condizioni climatiche del pianeta peraltro molto simili a quella della Terra e la popolazione era aumentata di ben 50 unità. Tutto lasciava presagire un futuro carico di speranze.
Le specializzazioni lavorative per la sopravvivenza della comunità erano già da tempo definite. Era persino stato ripristinato il culto religioso e Winter aveva deciso di intraprendere la strada del sacerdozio divenendo così il primo pastore della comunità Arkadiana.

Molti matrimoni da allora erano stati celebrati tra i quali quelli tra:

Luke Ferro ed Anna Davis genitori di Abrahm Ferro, primo bambino nato su Arkadia dopo milioni di anni e di Sara Ferro;

John Koenig ed Helen Russel genitori di Monica e Michael Koenig;

Tony Verdeschi e Maya genitori di Maria e Paolo Verdeschi;

Paul Morrow e Sandra Benes genitori di Daphne e Janine Morrow.

Il destino si era ormai compiuto. Le sofferenze terminate. Un futuro radioso li avrebbe attesi.

 

Fine
Racconto © 2002 di Cristiano Zavaglia. Pubblicato con il consenso dell'autore.